San Salvatore Telesino

Sarà discusso il prossimo 27 ottobre, in Cassazione, il ricorso presentato dalla Procura contro la decisione con la quale il Riesame, un mese e mezzo fa, ha respinto l'appello, definendolo “infondato”, del sostituto Maria Scamarcio e del procuratore aggiunto Giovanni Conzo, confermando, dunque, il no del gip Flavio Cusani, espresso in due occasioni – luglio e dicembre 2016 -, “per insussistenza dei gravi indizi”, alla richiesta di custodia cautelare in carcere a carico di Daniel, 22 anni, e Cristina Ciocan, 31 anni.

Si tratta dei due fratelli rumeni, difesi dagli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, coinvolti nell'inchiesta sulla terribile fine di Maria, 9 anni, loro connazionale, rinvenuta senza vita il 19 giugno 2016, morta annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino. Un giallo che a distanza di oltre un anno resta ancora senza soluzione.

Daniel è accusato di aver abusato della piccola e di averla uccisa con l'aiuto della sorella, gettandola nell'acqua, perchè temeva che lei potesse rivelare le 'attenzioni' sessuali che avrebbe subito. Una ricostruzione duramente contestata, oltre che dai difensori dei due indagati, anche dai giudici del Riesame, secondo i quali “la massima incertezza circonda perfino le modalità di svolgimento del fatto e la sua stessa natura di omicidio, non potendosi ragionevolmente escludere altre possibilità, perfino quella dell'evento accidentale”. Non è stato dimostrato, dunque, secondo i giudici, che sia stato un delitto, e lo stesso riguarda anche l'accusa, "non solo non dimostrata, ma improbabile e in contraddizione con il contesto", di abusi sessuali a carico di Daniel. Un versante, quest'ultimo, sul quale, a detta del Tribunale, non sono state battute tutte le piste.

Esp