Paternopoli

 

di Andrea Fantucchio 

«Psicopatici politici», parole durissime quelle del segretario del circolo pd di Paternopoli Andrea Forgione per descrivere la salute del partito democratico in provincia di Avellino.

Parafrasando Dante, galeotte furono quelle tessere online.

«Non riconosciamo né le iscrizioni rilasciate da Giuseppe Di Gugliemo (presidente Commissione provinciale per il congresso) né quelle online. Non li faremo votare al congresso. Siamo lontani dalle logiche di Rosetta D'Amelio, Luigi Famiglietti, Umberto Del Basso De Caro e perfino Renzi. Non apriremo il circolo giovedì e venerdì come ci hanno chiesto di fare».

Attualmente Forgione e alcuni tesserati sono in vacanza. Non torneranno indietro ad aprire la sede nonostante le direttive di partito. Una questione di principio o meglio principi nei quali non si riconoscono.

«Se vogliono, ci commissarino. Poi alle prossime votazioni capiremo chi ha avuto ragione. Se il pd sarà ancora il primo partito in paese o se invece verrà sostituito dai Cinquestelle o Forza Italia».

Oltre ai ritorni locali della vicenda, quanto accaduto apre riflessioni su pd provinciale.

Tanti circoli, come quello di Paternopoli, vedono la corsa ai tesseramenti online come il tentativo di consolidare le poltrone dei soliti noti. Una processo che mina il rapporto del partito coi territori. E favorisce una politica che poggia la sua esistenza non sulla condivisione di principi e vedute, ma esclusivamente su numeri da gonfiare ad ogni costo.

Col congresso alle porte, non proprio una fotografia edificante.