Battipaglia

Organizzavano finti matrimoni tra cittadini italiani ed extracomunitari irregolari, in modo da potergli far avere la cittadinanza italiana. A sgominare l'organizzazione i carabinieri della Compagnia di Battipaglia.

Nel mirino della Procura di Salerno sono finite due sorelle, una trasferita in carcere l'altra agli arresti domiciliari; i militari hanno notificato nei confronti di altre cinque persone il provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza. Settanta gli indagati, accusati di concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, induzione alla falsità ideologica ed alterazione di stato.

Si tratta di una donna 55enne, aiutata dai tre figli che vivono con lei, dalla sorella e da una nipote, tutti di Battipaglia e da un'amica delle due figlie, che risiede a Massa Lubrense. Un matrimonificio fasullo, 21 le unioni individuate dal 2013 ad oggi, che procacciava agli extracomunitari irregolari, perlopiù marocchini i coniugi ed i testimoni necessari per celebrare il matrimonio.

Le unioni sono avvenute nei comuni di Battipaglia ed Eboli, nel comune di Olevano sul Tusciano, di Montecorvino Pugliano e Marchirolo (Va). Dopo che gli extracomunitari avevano ottenuto il rilascio del permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare, i finti coniugi avanzavano istanza di divorzio al comune competente.

La spesa per ogni matrimonio era una somma che poteva variare da 5 ai 10mila euro. C'è stato anche un caso di falsa attestazione di paternità di una bambina, concepita da una delle indagate, per far ottenere la carta di soggiorno al falso padre in cambio di 4mila euro.

Per il sostituto procuratore Luca Masini: “Si è trattata di un’analisi capillare fatta da un’intelligente comandante di stazione, quella di Olevano sul Tusciano, che ha rilevato  una serie di incongruenze, cioè un numero elevatissimo di matrimoni celebrati nello stesso comune che avevano come minimo comune denominatore delle anomalie: la recente introduzione nel territorio nazionale da parte del coniuge uomo, la provenienza da un medesimo Stato (il nucleo familiare che fa capo ad una delle donne, che era l’organizzatrice, proviene dal Marocco); il fatto che, in costanza, subito dopo l’unione – continua Masini - ottenuto il titolo di soggiorno, in realtà si verificava quasi sempre la separazione. Non solo.

Ma in tutti i casi in cui era stato già fatto non si è accertata la coabitazione e vi era poi sempre una grossa diversità di età tra i due coniugi”. Masini prosegue dicendo che si tratta: “di una prima fase perché ci saranno ulteriori accertamenti anche in relazione agli altri Comuni.

Alla Questura, oggi, saranno forniti gli elementi costituiti da fonti di prova acquisite con l’ordinanza cautelare e le perquisizioni che sono state disposte a tutte le coppie di coniugi che sono state denunciate”.

Redazione Salerno