Avellino

 

di Andrea Fantucchio 

La situazione è già incandescente, ma ora si mette anche la Regione. Mentre gli incendi continuano a devastare la Campania, i vigili del fuoco sono allo stremo, ma le squadre di supporto dell'anti-incendo boschivo arriveranno solo dopo Ferragosto. Quando, se si ripeterà la situazione dell'anno scorso, l'emergenza roghi sarà già passata da un pezzo.

Eppure, basterebbe una firma. Anzi, sarebbe bastata.

La Regione avrebbe dovuto firmare la convenzione per il potenziamento anti-incendio a Pasqua, garantendo nuovi uomini e mezzi ai vigili del fuoco. Non l'ha fatto. E ora bisognerà aspettare agosto.

Le conseguenze?

Vi diamo qualche numero. Non troppi, promesso. Cifre che descrivono la situazione vissuta dalla provincia di Avellino. Dove quaranta pompieri si trovano a fronteggiare una media di quarantacinque cinquanta interventi al giorno. Da settimane.

Ci sono unità operative di quattro uomini, quando invece la legge ne imporrebbe un minimo di cinque.

Aggiungeteci mezzi di soccorso che hanno vent'anni. Enormemente usurati. Sempre prossimi alla rottura.

Se la firma sul decreto fosse arrivata ad aprile, i pompieri avrebbero avuto a disposizione due squadre aggiuntive specializzate nel servizio anti-incendio boschivo e un'altra autobotte.

Risorse utilissime in questo periodo per una delle province a più alto rischio di incendi. 

Perché si è agito diversamente?

Questioni di portafoglio. La Regione, come accaduto l'anno passato, ha fatto una scommessa. Se giugno e luglio fossero stati mesi piovosi, le casse di Palazzo Santa Lucia avrebbero risparmiato circa un milione di euro.

Ah, mica poco. Allora i pompieri costretti a un superlavoro, avranno almeno qualche soldino in più a fine mese.

Ma quando mai!

I soldi sono destinati ad altre associazioni regionali specializzate nella prevenzione. Associazioni spesso molto criticate recentemente. A causa di personale che non sarebbe specializzato nella prevenzione di calamità come gli incendi.

Insomma, come direbbero a Napoli, i pompieri sono “cornuti e pure mazziati”.

Per capire la proporzione dell'impegno profuso, o meglio tradito dalla Regione, basta guardare il caso di Roma. Dove le squadre specializzate nell'antiincendio boschivo sono attive otto mesi all'anno.

Ma i guai, si sa, non vengono mai da soli. Così capita che ai tempi elefantiaci della Regione, si sommino decisione scriteriate del Ministero. Dei ventitré milioni previsti per i nuovi mezzi e squadre specializzate, ne arriveranno poco più di sedici.

Insomma, meglio tagliare sulla prevenzione e affidarsi al caso. Siamo certi che queste decisioni paghino?

Stando a quel che è accaduto negli ultimi anni, la risposta è negativa.

Spese enormi per la piantumazione di nuove specie verdi dopo gli incendi. Altrettante per la ricostruzione di aree distrutte da fenomeni come i terremoti. Senza considerare le centinaia di migliaia di euro che spesso vengono impiegate nella bonifica dei territori colpiti dai roghi tossici.

Non dimentichiamo le vittime coinvolte nei disastri naturali.

Il gioco vale davvero la candela?

Al Governatore De Luca e ai riferimenti nazionali del Ministero l'ardua sentenza.