di Luciano Trapanese

Ne sono arrivate tante anche nell'ultimo sbarco a Salerno. Ragazzine di quindici anni, anche meno. Tutte nigeriane. E tutte – nonostante l'evidenza – hanno dichiarato di essere maggiorenni. L'esatto contrario di altri ragazzi sbarcati con loro, che dichiarano di essere minori anche quando non lo sono.

Alcune conoscono il loro destino, quelle che abitano a Benin City o in altre città. Saranno prelevate dalle maman, già negli hub. O magari poco dopo, nei centri di accoglienza. E avviate alla prostituzione. In Campania, in altre regioni d'Italia. O nel resto d'Europa, Francia soprattutto.

Altre si aspettano una vita diversa. Un lavoro, come baby sitter o come badante. Sono soprattutto le ragazze dei villaggi. Luoghi isolati e poverissimi, dove l'autorità è una entità più che astratta e i trafficanti sono visti come benefattori: spesso pagano le famiglie per avere le ragazzine. Quaranta, cinquanta euro.

La tratta delle schiave viaggia sulla stessa rotta dei disperati che scappano dall'Africa.

Nell'ultimo anno sono arrivate in Italia 11mila donne nigeriane. Più della metà sono minorenni. Lo scorso anno erano 5mila. Nel 2013 – secondo i dati del Ministero dell'Interno – le ragazze nigeriane sbarcate in Italia erano 400. L'anno dopo 1500. Un aumento impressionante, e che dovrebbe convincere le autorità a intervenire.

L'età media diminuisce sempre di più. Tra un po' arriveranno bambine.

Dalla Nigeria alla Libia le ragazze arrivano su jeep e furgoni. Non corrono il rischio di morire nel deserto. Ma – come hanno raccontato le poche adolescenti che sono riuscite a dire no -, vengono violentate lungo tutto il tragitto. Anche in Libia, anche prima di essere imbarcate sui gommoni. Un modo per prepararle alla vita che verrà.

Saprete anche dei riti voodoo, vengono praticati prima del viaggio. Alle adolescenti viene tagliata una ciocca di capelli e le unghie. Così da renderle vulnerabili – insieme alle rispettive famiglie – ai rituali di morte. Per chi crede a quelle pratiche, è puro terrore.

La mafia nigeriana non ha rivali nel settore. Ha occupato la fascia della prostituzione a basso costo. Non pesta i piedi al clan dell'est europeo. E neppure alla criminalità organizzata italiana (che ha sempre ritenuto la prostituzione un business inferiore).

Ma nel tempo i nigeriani hanno esteso in tutta Europa i loro interessi. Le ragazze arrivano in Italia. E' il nostro Paese la porta d'ingresso per questi schiavisti. Poi viaggiano ovunque. Sempre con lo stesso destino. I guadagni sono notevoli. C'è anche una stima che ritiene il mercato del sesso gestito dai nigeriani più redditizio della droga.

Ed è proprio nella droga – soprattutto cocaina – che i clan di Benin reinvestono il ricavato.

L'Interpol ha da tempo lanciato l'allarme: quella nigeriana è l'unica mafia extraeuropea che è riuscita a mettere radici nel continente. Ed è strutturata e potente. In alcune zone, Sicilia e Campania, ha già stretto accordi con mafia e camorra. Ma quando avrà mano libera sul traffico di stupefacenti (sfruttando la rotta africana, difficile da gestire, ma anche da controllare), potrebbe affrancarsi. Diventare autonomi. E ancora più potenti. Come già accade in alcune aree del Nord Italia.

L'unico modo per fermare questa ascesa è bloccare l'ignobile tratta. Si chiuderebbe una fonte di guadagno. E – soprattutto – si salverebbero tante vite.

Per farlo sarebbe necessaria una attività informativa proprio nei villaggi nigeriani, anche quelli più isolati. Ma pure una gestione diversa delle adolescenti che sbarcano dalle navi. Lo sanno tutti che moltissime di loro sono destinate alla strada. Ma saperlo, evidentemente, non basta. Bisognerebbe proteggerle, farle sentire al sicuro, e convincerle a fare i nomi dei loro riferimenti in Italia (hanno spesso il numero di telefono delle mamam), e di chi le ha convinte a partire.

Ma non è semplice. Hanno troppa paura. Per se stesse. E per le famiglie che hanno lasciato a casa.

Un dramma nel dramma dell'immigrazione. Un dramma che diventa evidente sulle nostre strade. Ma spesso giriamo la testa altrove. O forse no: con queste ragazze i nostri connazionali consumano centinaia di migliaia di rapporti sessuali ogni giorno. E alimentano senza vergogna un mercato infame.