Benevento

«Se c’è qualcosa di cui ho nostalgia è di quando il PD ospitava il futuro. Non ho nostalgia dei tavoloni delle riunioni con dodici sigle, di alleanze che si chiamavano l’Unione e litigavano dalla mattina alla sera e si parlavano addosso. Non ho nostalgia di quando un ministro votava in consiglio dei ministri, poi scendeva in piazza contro la decisione del presidente del Consiglio. Con quel meccanismo lì, l’Italia si è fermata non è andata avanti. Ho nostalgia invece dell’intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa». Con queste parole Matteo Renzi traccia la rotta programmatica del nuovo corso del Partito Democratico, il partito della sinistra che vuole cambiare davvero le cose, ritornato ad essere la più grande forza politica del paese come tutti gli istituti demoscopici sanciscono riportando una tendenza uniforme dell’elettorato.

È un PD, quello accorso al teatro LinearCiak di Milano, dai tratti nuovi, in parte inediti rispetto alla consuetudine. Anzitutto l’età media è relativamente bassa. Ci sono i rappresentati dei circoli, quell’insieme di donne e uomini che, sottraendo tempo e impegno ai propri affetti, fa vivere il Pd sul territorio, rendendolo un’infrastruttura autentica ed unica nell’attuale panorama politico. È il partito Comunità, come ha voluto il recente congresso, che ha garantito attraverso le diverse forme della militanza una presenza sincera e appassionata, sia nei bei momenti delle vittorie, sia nei momenti più difficili, davanti alla sconfitta. Renzi lo definisce un partito “pensante”, che parla direttamente ai cittadini, capace di connettersi alle loro esigenze, ai loro bisogni ed alle loro istanze, attraverso i Circoli che definiscono non tanto una presenza fisica, ma più di tutto una presenza reale e di contenuto. Su questo punto dirimente, Matteo fa anche un “mea culpa”. Nel recente passato vi è stato uno scarso coinvolgimento attivo dell’infrastruttura territoriale del partito, delle sue enormi potenzialità, concentrati su un riformismo dall’alto, che talvolta si è inceppato proprio per la mancata trasmissione e condivisone allargata delle politiche poste in essere. «Ecco perché, dopo il 24 settembre, quando si chiuderà la Festa de l’Unità nazionale di Imola, noi – dice Matteo –  saliremo su un treno e gireremo l’Italia per 5 mesi. Toccheremo ogni Provincia e chi ha voglia di mettersi in gioco, si metta in cammino, chi ha voglia di polemizzare, sappia che non li seguiremo».

Si tratterà di un cammino impegnativo ed esaltante che noi della Federazione Sannita del Partito Democratico intendiamo percorrere fino in fondo. Eravamo in tanti al teatro LieneaCiak. Insieme al segretario provinciale, Carmine Valentino, il Vicario, Giovanni Cacciano, il Resp. Orgnizzativo, Antonio Iesce, il segretario di Benevento, Giovanni De Lorenzo, Renato Lombardi del circolo di S. Agata dei Goti, Franco Damiano, sindaco di Montesarchio, Angelo Calzone del circolo R. Kennedy di Reino, Monica Castaldo, circolo di Montesarchio, Diego Ruggiero, segretario di Airola e Giovanni Palmieri del circolo di Faicchio.

Una bella esperienza da cui trarre energia e suggerimenti per implementare l’azione politica dei prossimi mesi. Facendo propri alcuni passaggi di Matteo Renzi, così ha voluto qualificare e sintetizzare la due giorni milanese il segretario provinciale, Carmine Valentino: «anche io penso a un partito che sia una rete di reti, capace di valorizzare con un’iniziativa costante e non occasionale l’albo degli elettori ed egli iscritti, che torni a essere un luogo di formazione politica non solo per le giovani generazioni. Che riparta dalle cose che sa fare meglio, nelle comunità e nei territori, affrontando le sfide vere dei comuni e delle città con il giusto grado di orgoglio. L’orgoglio della comunità PD. Abbandonando le logiche faziose e puntando a rappresentarci avendo, appunto, nostalgia di futuro. Coraggio. Avanti insieme!»