L’arrivo in città del “Ratto d’Europa”, il vaso di Assteas del IV secolo a.C., e l’allestimento della mostra ad esso dedicata nella chiesa di San Francesco, hanno non poco inorgoglito i santagatesi.
In tantissimi sono accorsi per ammirare “l’oggetto del desiderio”, il reperto archeologico trafugato dalla necropoli di Saticula quaranta anni fa e adesso finalmente tornato a casa per la gioia dei santagatesi. La mostra, con il particolare allestimento che utilizza la tecnica del “videomapping”, ha poi fatto il resto. Il vaso si anima e racconta il mito d’Europa così come fu dipinto 2400 anni fa. E dal libro degli ospiti posto all’uscita dalla mostra ai social network sono centinaia i commenti entusiastici di quanti hanno già visitato la mostra.
Il “Ratto d’Europa” resterà in esposizione a Sant’Agata fino al prossimo 17 maggio: quando la mostra chiuderà i battenti con la chiesa di San Francesco pronta ad ospitare nuovi capolavori ed il “Ratto d’Europa” in viaggio per Milano dove sarà protagonista dell’Expo 2015. Poi, il vaso di Assteas, finirà a Montesarchio per diventare l’attrattiva principale del Museo Archeologico del Sannio Caudino. Un finale che non piace a molti santagatesi, e tra questi a Domenico Mauriello, ex amministratore santagatese che per Palazzo San Francesco ha ricoperto sia la carica di consigliere che quella di assessore. Sul vaso di Assteas l’architetto Mauriello ha idee molto chiare: per lui il “Ratto d’Europa” spetta a Sant’Agata, e se proprio deve tornare in un museo, “allora che torni a Paestum dove il vaso fu realizzato, prima di giungere poi a Saticula”.
“Il vaso – sostiene Mauriello – non può andare a Montesarchio ma spetta a Sant’Agata perché è qui che è stato trovato ed è qui che merita di stare. E dove proprio all’interno della chiesa di San Francesco potrebbe far parte di una mostra assieme ai vasi della collezione Mustilli. Non è una questione di campanilismo, ma qui qualcuno non ha capito che il vaso di Assteas rappresenta la nostra identità storica. L’abbiamo già persa una volta, quando abbiamo permesso che trafugassero i nostri tesori, ed adesso stiamo rischiando di perderla ancora lasciando che il cratere vada a Montesarchio. Ma se proprio non può stare a Sant’Agata, perché c’è bisogno di una museo per conservarlo, allora è meglio che torni a Paestum, dove merita di stare più che a Montesarchio, perché è lì che il vaso fu realizzato, prima di giungere poi a Saticula”.
Vincenzo De Rosa