di Andrea Fantucchio e Carolina Urciuoli
«Non vogliamo soldi o lavoro, chiediamo solo assistenza sanitaria e istruzione». Una delle tante voci dei ragazzi africani ospitati a Paternopoli riuniti questa mattina in protesta di fronte alla Prefettura di Avellino. (Clicca sulla foto di copertina e guarda il video. A fine articolo le foto).
Giovani che da più di nove mesi sono arrivati in Italia. Raccontano di vivere in condizioni terribili.
Ci mostrano le pantofole, qualcuno abbassa il pantalone e indica le mutande: «Questa ce l'hanno data mesi fa. Poi più niente».
I ragazzi (senegalesi, congolesi, nigeriani) ci circondano e iniziano a raccontare le loro storie. Ci mostrano pustole e ferite sotto le ascelle: «Non ci curano, nessun medico da mesi».
Non chiedono alcun sussidio ma solo una vita dignitosa. Sono in Italia da settembre dello scorso anno e ancora non hanno imparato la lingua. Urlano quelle poche parole che conoscono, “Scuola! Scuola! Scuola!”
Ci mostrano alcune foto sul telefono: topi e serpenti intorno alla struttura nella quale sono ospitati. Denuncia non così diversa da quelle che abbiamo raccolto le scorse ettimane in città: degrado, abbandono e silenzio delle istituzioni.
I richiedenti asilo ci raccontano di, “Acqua sporca uscita dai lavandini della struttura nella quale sono ospitati”.
Accuse smentite da Carmine: uno degli operatori della cooperativa che si occupa di questi giovani.
Ci spiega: “I ragazzi sono tutti controllati dall'Asl al loro arrivo. E periodicamente vengono sottoposti ai test come quello delle tubercolosi. Ferite e gonfiori sotto le ascelle dovrebbero essere state causate da tentativi maldestri di depilarsi. Ci sono stati dei problemi fra il titolare della struttura ospitante e la cooperativa che si occupa del servizio. Il titolare a volte chiude il cancello e impedisce così al catering di portare cibo nell'edificio».
Per l'apprendimento della lingua, Carmine dice che sono i ragazzi ospitati che, “Non si impegnano abbastanza. In altre strutture abbiamo risultati migliori”.
Sulla documentazione il discorso è legato alla lentezza della burocrazia italiana. La carta d'identità richiesta dai profughi,dovrebbe essere fornita dai Comuni che avrebbero dovuto prendere tutti i nominativi all'arrivo in paese. Qualche passaggio evidentemente non è stato compiuto: così oggi c'è chi fra questi ragazzi annuncia che, “Resterà a dormire di fronte alla Prefettura tutta la notte”. Intanto gli agenti della polizia cittadina si sono assicurati che la situazione non degenerasse ascoltando e tranquillizzando i migranti.
Mentre proprio il Prefetto questa mattina si è recato al Circolo della Stampa per discutere d'integrazione. E ha parlato del vero problema che riguarda i flussi migratori: l'incapacità dei comuni irpini di creare una rete d'accoglienza efficace.
Se tutti i paesi avessero infatti optato per i progetti legati agli Sprar, non ci sarebbe stato nessun arrivo di massa: come accaduto per esempio a Mercogliano e Monteforte. Secondo la legge in materia non sarebbero potuti arrivare più di tre immigrati ogni mille abitanti. Inoltre i richiedenti asilo sarebbero stati scelti fra nuclei familiari già consolidati per essere poi inseriti in modo efficace. Niente di tutto questo è stato ancora fatto: e i risultati li commentiamo quotidianamente.
Con proteste come quelle di questa mattina al corso ma anche a San Potito. Dove è stato necessario l'arrivo dei Carabinieri. Ieri, lo ricorderete, lamentele dei cittadini preoccupati da un ricovero di un richiedente asilo risultato positivo alla tubercolosi.
Un caso che, unito ai ricoveri di due giovanissimi irpini nelle settimane scorse, ha alimentato preoccupazione e paura. Nonostante le parole del primario del reparto di malattie infettive del San Giuseppe Moscati, Nicola Acone, che ha spiegato come non ci sia alcun "allarme tubercolosi". Ma ha spinto il Prefetto ha convocare un tavolo per spiegare ai cittadini la situazione. Appello finora inascoltato.