San Salvatore Telesino

Tra pochi giorni sarà trascorso un anno da quel momento che ha segnato per sempre la comunità di San Salvatore Telesino. Era il 19 giugno del 2016, una domenica di festa. Si celebrava Sant'Anselmo, il patrono. .C'erano le giostre in piazza Pacelli, la processione era saltata per la pioggia. In tanti erano tornati a casa, quella sera. Maria no. Aveva 9 anni. Frequentava regolarmente la scuola, da un paio di anni si era riunita ai genitori. Una coppia rumena arrivata in precedenza a cercare fortuna dalle nostre parti.

Una bambina come tante, allegra e socievole. L'avevano trovata senza vita. Morta per annegamento. Chi potrà mai dimenticare l'immagine del suo corpo nell'acqua della piscina di un casale, i vestiti piegati e sistemati su una sedia a bordo vasca?

A distanza di dodici mesi, le indagini non hanno fugato i dubbi. Che, adesso, sono ulteriormente cresciuti. Maria si è immersa spontaneamente, magari per gioco, nell'acqua, c'è finita accidentalmente o qualcuno l'ha spinta per impedirle che spifferasse ciò che sapeva? Chi ha allungato le mani su di lei, violandone l'innocenza? Interrogativi che restano sospesi, ai quali l'attività investigativa riteneva di aver fornito una risposta che non ha però retto il vaglio critico del Gip prima, del Riesame poi. Insussistenza dei gravi indizi, un quadro accusatorio fatto di elementi nessuno dei quali di per sé interamente dimostrato.

Parole durissime, vergate in sequenza da un giudice e da un collegio del Tribunale, chiamati ad esprimersi sulla richiesta di arresto per Daniel e Cristina Ciocan, i due fratelli, connazionali della vittima, coinvolti nell'inchiesta. Lui sospettato di aver abusato di Maria e di averla uccisa con l'aiuto della sorella.

E' su Daniel che si erano immediatamente concentrate le attenzioni degli inquirenti. La pista imboccata sembrava poter sfociare nella risoluzione di un caso diventato, purtroppo, anche il terreno di uno scontro mediatico. Riflesso di una caccia ai presunti colpevoli che, ad un tratto, al di là delle legittime ed opposte valutazioni tecnico-giuridiche dell'accusa e della difesa, si è trasformata in una sorta di corsa all'imposizione, nel recinto dell'opinione pubblica, di una tesi a discapito dell'altra. I processi, però, non si tengono in tv o sui giornali. Per fortuna. E “la gravità dei fatti, e la pena per la sorte della povera vittima, non giustificano peraltro scorciatoie, né una meno rigorosa valutazione della prova”, scrive il Riesame, che sottolinea anche che è stata “trascurata una importante pista investigativa”.

E' trascorso un anno da quel drammatico 19 giugno: cosa è successo a Maria?

Esp