Avevano ricostituito le fila del clan Bidognetti rendendosi responsabili in pochi mesi, tra dicembre 2016 e il maggio scorso, di estorsioni ad operatori economici attivi nei comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta e di almeno quattro attentati dinamitardi nei confronti di quegli imprenditori che non volevano pagare il pizzo. Sono finiti cosi' in carcere, in esecuzione del fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Napoli, cinque persone, che secondo i pm antimafia avrebbero creato un gruppo criminale denominato "nuova gerarchia del clan dei Casalesi", che avrebbe preso il posto del clan facente capo alla famiglia del boss Francesco Bidognetti sul territorio da sempre di competenza della cosca, ovvero la vasta area che dal comune di Parete arriva fino al litorale domizio, a Castel Volturno, toccando anche il comune napoletano di Giugliano, controllato dal clan Mallardo, da sempre alleato dei bidogniettiani. I carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa, che hanno condotto le indagini, hanno portato in carcere Massimo P. di 41 anni, Gaetano C. di 40 anni, Luigi M. di 35 anni, Vittorio G.di 24 anni e il 22enne Emanuele G.; per tutti l'accusa e' di estorsione e detenzione illegale di armi e materie esplodenti, reati commessi con l'aggravante del metodo mafioso. Determinante per le indagini, avviate a febbraio e conclusesi pochi giorni fa, il fermo ad aprile di uno degli elementi del gruppo, che ha poi iniziato a collaborare con la giustizia. Tra gli episodi contestati agli indagati, gli attentati con bombe carta commessi nel gennaio scorso ai danni di un imprenditore edile di Parete, e soprattutto quelli realizzati ai danni delle due sedi di Giugliano e Parete dell'agenzia di pompe funebri dell'imprenditore Luciano Russo, colui che ad inizio anni '90 fece scoppiare con le sue denunce il caso del cosiddetto "caro estinto", che porto' all'arresto e alla condanna di esponenti di spicco dei Casalesi, tra cui l'allora capozona Domenico Feliciello e il capoclan Francesco Bidognetti. Nell'ottobre 2008 Russo fini' poi nel mirino dell'ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola; i killer del boss uccisero infatti nell'agenzia di Giugliano il 37enne Lorenzo Riccio, che lavorava per Russo come ragioniere. Per gli inquirenti, i cinque del neo-costituito gruppo Bidognetti si sarebbero resi responsabili anche di alcune estorsioni consumate tra Natale scorso e i giorni nostri verso alcuni imprenditori, che sarebbero stati costretti a versare somme dai dai 500 ai 4500 euro. Qualche giorno fa inoltre, gli investigatori hanno sequestrato un vero e proprio arsenale in uso al gruppo, formato da armi da mitragliatrici e pistole, ordigni esplosivi del peso di oltre 600 grammi e bombe di un chilo e mezzo.
Bombe, "caro estinto", minacce: così avevano ricreato il clan
In cinque in carcere: estorsioni persino a Natale
Redazione Ottopagine