di Luciano Trapanese

Il web ha aperto la strada anche al mercato nero delle reliquie dei santi. E si tratta di un mercato in grande espansione. L'ultimo caso clamoroso è il frammento di cervello di San Giovanni Bosco, trafugato in una chiesa di Asti.

C'è chi ha parlato di satanismo. Chi di mercanti d'arte. Ma la storia sembra diversa. Il business viaggia sulla rete. Aste per aggiudicarsi un pezzo di tonaca di San Francesco o il sangue di Giovanni Paolo II. Affari da migliaia di euro, senza il supporto di ricettatori, ma con l'ausilio rapido e discreto di internet.

Chi compra non ha nessuna intenzione di ostentare la reliquia. Ma la conserva gelosamente. Come un rassicurante trofeo. In due parole: furto semplice (spesso non ci sono sistemi di sicurezza adeguati), e possibilità di rintracciare la reliquia quasi nulle.

Il nucleo di tutela del patrimonio culturale dei carabinieri ha stimato che in cinque anni sono sparite da chiese e monasteri quasi 24mila pezzi tra reliquie, quadri, libri, sculture e oggetti sacri.

Ma il must degli ultimi mesi sono proprio le reliquie dei santi. Considerate – evidentemente – dei potenti talismani. Utili in questi tempi difficili.

Reliquie di tutti i tipi (e di tanti santi): il corpo di Santa Maria Goretti (chiesa di Vittoria, in Sicilia), un piccolo osso di San Giovanni Bosco (Alassio, Santa Maria degli Angeli). A Cagliari, dalla chiesa di San Giovanni, sono sparite le reliquie di almeno quattro santi (una quinta non era stata ancora identificata): San Francesco di Sales, Sant’Ignazio da Laconi, San Francesco di Paola, San Salvatore d’Aorta. A Soncino, in Lombardia, è stata rubata la reliquia di Santa Paola Elisabetta Cerioli. Dalla chiesa di San Pio X, sono sparite le reliquie di San Pio e due ex voto.

Ci fermiamo qui, ma la lista è lunghissima. Centinaia e centinaia di casi. Da nord a sud, senza nessuna differenza territoriale.

Quando le misure di sicurezza sono appropriate, va un po' meglio. A San Giovanni Rotondo il vetro antisfondamento ha salvato ciocche di capelli e una stoffa utilizzata da Padre Pio per asciugare il costato insanguinato.

Molte di queste reliquie vengono – come detto – vendute su internet. Anche la veste bianca di Papa Giovanni Paolo II o i capelli di Santa Teresa di Gesù Bambino. Ma anche qui la truffa è dietro l'angolo (volgari pezzi di stoffa venduti come se fossero del saio di San Francesco)

I prezzi variano dalle poche centinaia di euro alle decine di migliaia.

Sembrano da escludersi del tutte le piste sataniste. Se ne parla sempre, ad ogni furto sacrilego. Ma si tratta – più semplicemente – di un affare. Che curiosamente sposa tradizioni di origini medievali con l'era digitale.

Il più clamoroso furto di reliquie risale però al 1991. Ma non c'entrano i soldi e neppure la fede. E' stata piuttosto una sfida allo Stato. Lanciata da Felice Maniero, boss della mafia del Brenta. Voleva costringere il governo a scendere a patti con lui. Tre banditi rubarono nella basilica di Sant'Antonio da Padova il mento del santo più venerato d'Italia. La reliquia venne trovata due mesi dopo nelle campagne di Fiumicino, a Roma.