Atripalda

 

di Andrea Fantucchio 

Un buco nero a due passi dal centro città: il destino della pista ciclabile ad Atripalda. Fra via Appia/Circumvallazione, poco distante dalla villa comunale "Don Peppe Diana" e la zona del campo sportivo. Area, nei fatti, mai utilizzata: oggi ritrovo per drogati e senzatetto. (Clicca sulla foto di copertina e guarda il servizio video. A fine articolo tutte le foto) 

Sul posto abbiamo trovato un giaciglio sotto il ponte di ferro toccato dalla pista. Infrastruttura, fra l'altro, arrugginita. Sono proprio quelle coperte e quegli abiti sdruciti e appallottolati, fra erba incolta e graffiti, la fotografia ideale di quella che doveva essere un'idea innovativa per la città.

Destinata ad alleggerire il traffico veicolare, offrendo un'alternativa green, che catapultasse la città del Sabato nel pantheon delle città europee. Un progetto riuscito a metà. Delle quattro aree sono solo due quelle funzionanti.

Mentre questo tratto è diventato emblema di degrado e abbandono. Nelle ore serali qui si riuniscono comitive di ragazzi. La loro firma: bottiglie, cartoni di vino, residui di cibo. Le siringhe nell'erba: non ci sentiamo di dire appartengano a loro.

Ce ne parla Luca Criscuoli che ci accompagna: «Purtroppo, come ogni buco nero, anche questa zona è diventata ritrovo per ragazzacci. E giaciglio per senzatetto. Nelle scorse settimane è stata trovata anche qualche siringa. Più spesso, bottiglie di alcolici».

Rifiuti che, come vi dicevamo, sono ancora disseminati lungo il percorso. Non resta nulla della vecchia illuminazione a terra. Della quale, ci dice Luca, la zona era fornita.

Arriviamo sotto al ponte di ferro. Qui il giaciglio del quale vi abbiamo parlato. Ritrovo per senza tetto, spia di un'emergenza sociale che non risparmia, purtroppo, nessun comune irpino.

Vi raccontiamo quotidianamente di Avellino: con i casi emblematici di strutture come il Mercatone diventate grandi e pericolosi hotel per disperati. Ma, neppure Atripalda, fa differenza.

Il progetto delle piste ciclabili risale a inizio anni duemila. A cavallo fra l'ultima amministrazione Capaldo e quella Rega. Da allora nessun progetto per riqualificare questa porzione di area degradata.

L'amministrazione Spagnuolo ha ereditato la problematica, al momento non è riuscita a risolverla. Complice, probabilmente, una situazione finanziaria non rosea.

Ma pensare, magari a qualche progetto europeo, orientato allo sviluppo di un modello di trasporto sostenibile, sarebbe fondamentale. Anche perché è proprio nei trasporti e nella valorizzazione del territorio che risiede lo sviluppo di un territorio. Che va immaginato come un grande distretto che inglobi anche Avellino, Monteforte Irpino e Mercogliano.

Un progetto di pista ciclabile che si interseca fra questi quattro comuni esiste già. Ma è stato accantonato. Forse sarebbe il caso di riparlarne. 

Ps. Sarebbe anche il caso di riparare la cancellata che si trova in uno dei punti d'accesso della villa "Don Peppe Diana".

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