In silenzio e con dignità, armati soltanto di fiaccole e speranza, i dipendenti dello storico Salumificio Spiezia hanno marciato, ieri sera, per le strade di San Vitaliano. Con loro c'erano familiari e semplici cittadini. Tutti insieme per una veglia di preghiera. Per affidare anche al Signore, oltre che alla politica, la risoluzione di una crisi aziendale che potrebbe portare alla chiusura dello storico salumificio, aperto nel 1907, con la conseguente perdita di 90 posti di lavoro.
Il corteo è partito intorno alle 21 dalla parrocchia di Maria Santissima Della Libera. E' lì che si sono radunati i partecipanti. Facce scure in volto. Commenti sussurati. Quasi tutti di segno negativo. C'è anche chi non ci crede più. "Quella di stasera mi sembra proprio l'estrema unzione. Andremo dinanzi ai cancello dello stabilimento, ci faremo la croce e poi addio occupazione", ci dice uno dei lavoratori sul sagrato della Chiesa.
La manifestazione è dignitosa e composta sin dalle prime battute. Come del resto lo sono state tutte le altre iniziative sino ad oggi messe in campo dai dipendenti del salumificio Spiezia. In raccoglimento, i lavoratori hanno ascoltato le parole del parroco che ha concluso il suo discorso, improntato su fiducia e speranza, invocando il patrono San Vitaliano al quale l'assemblea ha dedicato il secolare inno devozionale.
Poi, la marcia. Ad aprire la croce, portata in spalla dai lavoratori. Si sono alternati tutti e novanta. La via crucis del lavoro. Dolorosa e sacrificata. Prima di arrivare dinanzi ai cancelli dello stabilimento, un momento di raccoglimento e preghiera dinanzi al Municipio. Qui, don Aniello Tortora, direttore dell'Ufficio Pastorale Sociale e Lavoro, Giustizia e Pace - Salvaguardia del Creato - della Diocesi di Nola, ha voluto ricordare anche i giudici-eroi Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
L'ultimo tratto della fiaccolata ha visto il corteo raggiungere via Roma dove da ben 110 anni ha sede il Salumificio Spiezia. Ad attendere i lavoratori c'era il vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino. "La chiesa è al vostro fianco - ha affermato il presule della città bruniana - Non abbiamo soluzioni, ma possiamo intercedere affinché gli attori in campo possano dialogare fra loro per una positiva risoluzione della vicenda".
Struggente l'ingresso del corteo nel cortile dello stabilimento Spiezia. Le sirene della fabbrica hanno suonato. Il simbolo della fabbrica che entra in azione, della catena di montaggio che si mette in moto. Applausi da parte dei lavoratori. Poi, a rompere il silenzio, il grido: "Spiezia, Spiezia".
Presenti alla manifestazione diverse autorità: i sindaci di San Vitaliano e Marigliano, rispettivamente Antonio Falcone e Antonio Carpino; i deputati Massimiliano Manfredi e Ciccio Ferrara. C'era anche l'assessore regionale al lavoro Sonia Palmieri. “Il Salumificio Spiezia ha origini lontane che affondano Nel 1907, quando tutto iniziò con Nonna Rosa - ha affermato l’assessore - Non possiamo lasciare nulla di intentato, ma sensibilizzare una cordata di imprenditori interessati a rilevare un marchio storico e maestranze di elevata professionalità al fine di mantenere immutato un patrimonio di eccellenza dell’intera area. La Giunta De Luca, segue attentamente l'evolversi anche questa azienda-conclude poi la Palmeri- con l'obiettivo prioritario di difendere tutti i posti di lavoro e rilanciare nel medio periodo sviluppo e occupazione. Tanti gli strumenti in campo, dal piano per il lavoro ai contratti di sviluppo, per attirare imprenditori interessati a coniugare competitività aziendale e coesione sociale”.
Tra la folla anche uno dei titolari dello storico salumificio, Liberato Spiezia. Una presenza che non è passata inosservata. Il simbolo, per molti, di un'azienda che sta tentando in tutti i modi di tutelare i lavoratori, sempre più in difficoltà per l'assenza degli stipendi. Ci siamo avvicinati al signor Liberato. Volevamo strappargli una battuta per il nostro telegiornale. Non ha voluto essere intervistato. Però, fuori dai microfoni, qualcosa ci ha riferito. Ed è di una importanza cruciale per la sorte dei lavoratori. "E' il momento del silenzio - ha detto - Se sono qui, è perché credo che ci siano ancora delle speranze. Per l'azienda e per i suoi dipendenti". Ce lo auguriamo.