Apice

Apice, Castelpoto, Tocco Caudio, Melito Irpino, Conza della Campania, Aquilonia vecchia, Senerchia e Calitri Castello. Sono questi gli otto paesi fantasma di Sannio e Irpinia raccontati nell’ultima opera dello scrittore e giornalista napoletano Antonio Mocciola, che da poco ha pubblicato il libro Le Belle Addormentate: un viaggio emozionante dalle Alpi alla Sicilia in 82 borghi completamente disabitati. Come cristallizzate da un incantesimo, “Le belle addormentate” sono le città fantasma d'Italia, disabitate, dimenticate, perdute in un angolo buio della storia. Un mondo immobile e struggente, abitato solo dal silenzio.  Mocciola è stato pochi giorni fa ad Apice vecchia con la tv tedesca Ard, che è il principale gruppo radiotelevisivo pubblico in Germania. «I tedeschi si stanno ancora lustrando gli occhi dopo aver visto Apice vecchia – ha commentato Mocciola -. Quel borgo è senza dubbio la più bella addormentata d’Italia. Ho girato dalla Val d’Aosta alla Sicilia e qualcosa di paragonabile ad Apice vecchia c’è soltanto a Craco, in Basilicata». Dove tra l’altro è stato girato il film the Passion di Mel Gibson. «Apice vecchia è una vera e propria miniera d’oro, non capisco come mai si trovi in questo stato». Da cosa è nata invece l’idea del libro? «Tutti hanno scritto tutto di tutti, anche se mancava un libro che parlasse dei paesi fantasma in Italia, che esistono e che sono fuori dalle guide turistiche poiché non sono praticabili. E’ un'Italia di contrabbando, sbagliata e che andrebbe riconosciuta». Nel Sannio e in Irpinia è stato l’evento calamitoso del 1980 a causare in modo indelebile lo spopolamento dei borghi. «Ci sono state ricostruzioni arbitrarie e incomplete, dal mio punto di vista, e anche se non sono un tecnico, ci sono casi che vanno criticati duramente. Melito Irpino è stata rasa al suolo, mentre poteva essere ricostruita in loco come Lioni e Nusco, quest’ultimo paese di De Mita, ripristinato con tutti i crismi. Si è spesso preferito ricostruire i paesi altrove, snaturandoli con criteri discutibili – tranne rarissime eccezioni-. Penso ad Apice nuova, che non ha avuto un piano regolatore e che è assolutamente malfatta. Mi dispiace dirlo ma il mio vuole essere un campanello d’allarme affinché certe cose non si ripetano più. La mia impressione è che si sarebbe potuto ricostruire il paese vecchio piuttosto che lasciarlo così. Senerchia ad esempio è stato ricostruito benissimo, mi riferisco al paese nuovo, dove le case sono basse, ampie e a misura d’uomo. Apice vecchia poteva sopravvivere e abbandonarla è stata un delitto storico». E se gli abitanti sono andati via perché volevano stanze e case più ampie? «Il campano spesso dimentica le proprie origini, come dimentica che le pietre respirano la memoria dei loro avi. Io non avrei mai lasciato la mia casa per una parabolica o una vasca da bagno». Ma se dovessero essere recuperati questi paesi non potrebbero perdere il fascino di essere belle addormentate? “ Civita di Bagnoregio ad esempio è diventata una sorta di disneyland del turismo. Alcuni borghi conservano ancora questo aspetto ma sono stati resi fruibili ai visitatori. Castelpoto è inaccessibile e tenuta male, ad Apice vecchia troviamo un cancello che rappresenta una chiusura all’indotto turistico. A Conza della Campania, il terremoto ha riportato alla luce mosaici e pavimentazioni romane bellissimi, facendo divenire quell’area una zona archeologica. Qui basta contattare la Pro Loco per visitarla..... insomma basta veramente poco». Qual è la ricetta? «Serve cultura e spirito imprenditoriale come al nord Italia e una maggiore coscienza dei tesori che abbiamo». Per Apice vecchia si è parlato in commissione Lavori pubblici di una cabina di regia composta da esperti per fornire indicazioni sul recupero del centro storico……le piacerebbe farne parte? «Magari….sono disponibile anche per una conferenza sul territorio e parlare della mia esperienza in giro per l’Italia».

di Michele Intorcia