Senerchia

Di Simonetta Ieppariello

Era il 9 luglio dell'anno scorso, giorno in cui iniziò l'incubo per la famiglia di Antonio Rocco, Nino per gli amici. L'uomo originario di Olevano del Tusciano e residente a Battipaglia, era arrivato in Irpinia per una giornata di spensierata allegria nell'Oasi Valle della Caccia. Poi il buio fitto. Quell'ultima telefonata e la sparizione. Il telefono spento, scarico, il dolore di figli moglie e familiari per mesi impegnati nelle ricerche. 

Il grido di dolore delle figlie che invocavano soccorsi e ricerche per il loro papà.

Forse il cadavere ritrovato ieri è il suo. A trovare quei resti orrbilmente mutilati dai morsi dei cinghiali nel bosco è stato un escursionista americano sulle tracce dell'areo caduto in zona durante la seconda guerra mondiale.
Rocco scomparve mentre era in cerca di funghi in una zona impervia, nel territorio di Senerchia.
Al momento della scomparsa l'uomo si trovava in un'area non certo facilmente percorribile di Valle Della Caccia, in località Bardonei. 
Oggi, dopo l'annuncio da parte dei carabinieri del ritrovamento di un corpo proprio a Senerchia, di fatto nella stessa zona di quella maledetta escursione per funghi, si attende solo la triste ufficialità dell'identificazione.

 

Ieri mattina un cittadino statunitense, Joe Brehun, ha rinvenuto dei resti umani in una zona impervia delle montagne che sovrastano l'oasi del WWF di valle della Caccia a Senerchia. A prima vista i resti umani sembrano essere in avanzato stato di decomposizione e potrebbero essere quelli di Antonio Rocco.

Joe si era recato nella zona impervia per adempiere a una richiesta di sua zia, la quale perse su quelle montagne che sovrastano Senerchia, suo fratello Joseph Brehun il 9 dicembre del 1944. Ella aveva chiesto a Joe, che presta servizio nell'esercito USA ed è stanziato in Germania, di deporre sul luogo dove il fratello perse la vita una sua foto e un ricordo d'infanzia. Joseph insieme ad altri 15 commilitoni morì durante la seconda guerra mondiale a causa di un incidente aereo nel volo di trasferimento da Grottaglie a Napoli. L'aereo sul quale volava stava riportando a casa lui e altri aviatori statunitensi che avevano completato il ciclo di missioni operative. Probabilmente il pilota del B-24, soprannominato The Buzzer, non vide la cresta della montagna e la colpì precipitando nel dirupo sottostante.

Solo a distanza di mesi fu possibile recuperare le salme degli sventurati aviatori. L'associazione Salerno 1943 pochi mesi fa è riuscita a identificare la zona del crash site grazie alla preziosa collaborazione di Ferdinando Faia e di Fabio Di Vece di Senerchia. Sono stati rinvenuti alcuni frammenti del velivolo e il risultato delle ricerche è stato pubblicato in rete.

A tal proposito il presidente di Salerno 1943, Luigi Fortunato, dichiara: “Proprio grazie alla pubblicazione di questa notizia Joe ha appreso della possibilità di esaudire la richiesta della zia. Sabato pomeriggio ci siamo incontrati con lui e ci ha mostrato con grande commozione la fotografia dello zio e un ciondolo datogli dalla zia. Gli abbiamo spiegato che la zona dell'abbattimento è molto impervia e di difficile accesso. Gli abbiamo fornito alcune indicazioni di massima e i contatti dei nostri amici in zona”.

Non intimorito dalla difficoltà dell'impresa ieri mattina Joe si è incamminato verso il punto dell'abbattimento. Dopo alcune ore, sul ripido versante della montagna, si è imbattuto in resti umani in avanzato stato di decomposizione. E' quindi tornato sui suoi passi avvisando le guide dell'oasi WWF che hanno chiamato i Carabinieri della locale stazione prontamente accorsi sul posto. Per nulla sfiancato dalla precedente escursione, Joe, che è un paracadutista dell'esercito americano, ha accompagnato le forze dell'ordine e le guide sul punto del ritrovamento. Adesso le indagini del caso dovranno permettere di appurare se i resti umani sono quelli di Antonio Rocco.