Marigliano

Condanna severissima, quella inflitta dal Tribunale di Nola: nove mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali. A subirla è il titolare del canile «Cani Felici Onlus» di Marigliano ritenuto responsabile dei reati di abbandono e maltrattamento di animali. I fatti risalgono a 7 anni fa. Era il maggio del 2010 quando - grazie a una serie di denunce presentate dall'associazione aminalista Lac (rappresentata da Mirella De Simone e assistita dall'avvocato Andrea Scardamaglio) - gli uomini del Corpo Forestale eseguirono un blitz all'interno della struttura che si trova a Marigliano. I militari vi trovarono ben 286 cani.

Come riporta Ilmattino, gli animali erano tutti malnutriti, in gran parte feriti, e tenuti in pessime condizioni. Il rapporto della Forestale parlava chiaro: «Emergono gravi carenze igienico-sanitrarie, irregolarità amministratiuve e viene accertata una grave sofferenza per gli animali ricoverati». La struttura venne sequestrata il 28 maggio 2015. 

«All'atto del controllo - si legge nella sentenza emessa dal giudice di Nola - diversi cani si presentavano con brutte ferite, altri si azzannavano tra loro, i box erano invasi da escrementi. Fu addirittura trovato un cane morto in mezzo agli altri animali. Non tutti gli alloggi risultavano poi muniti di ciotole per il cibo e l'acqua, e la gran parte di quelle che c'erano erano sporche e presentavano muffe». Non è finita. «In un terreno antistante il canile - prosegue il giudice - furono rinvenute poi una trentina di buche ricoperte da terreno. Procedendo allo scavo, si era fatta la macabra scoperta: nelle buche c'erano carcasse di cani avvolte in bustoni neri. Ai cani sepolti erano inoltre stati prelevati - mediante taglio dalla testa alla spalla - i microchip. Evidentemente detti microchip erano stati impiantati  su altri cani presenti nel canile: infatti furono rinvenuti animali che, visitati dai veterinari, risultavano avere minimo due anni con microchip ce ne certificavano un'aetà molto più avanzata».

Gli investigatori riscontrarono anche una serie di  anomalie nel registro del canile, con animali di sesso maschile indicati come femmine e viceversa. Si è accertato che il veterinario titolare della struttura non frequentava il canile da circa un anno e che all'interno della struttura non vi era un registro delle vaccinazioni. Molti animali presentavano patologie anche gravi: rogna, leismaniosi, dermatiti croniche e ferite varie, oltre a essere denutriti.

Responsabile di tali gravissimi fatti è stato riconosciuto Raffaele B., incensurato titolare del canile-lager, al quale veniva corrisposto un finanziamento  pubblico di 96mila euro. Ma l'indagine potrebbe avere ulteriori sviluppi. C'è un filone ancora tutto da dragare: quello delle presunte connivenze, pure evidenziate dal giudice nella sua sentenza. Per lui è arrivata la condanna a nove mesi di reclusione.