di Rocco Fatibene
«Vorrei una legge che tenga conto di tutte le possibili richieste dei cittadini a fine vita». Nel salone delle Armi della Reggia degli Orsini, sede del Tribunale di Nola, Mina Welby ha inaugurato l’anno formativo 2017 della Scuola Bruniana partecipando al convegno sul tema “Il testamento biologico: le possibilità della legge – la libertà della persona umana. Riflessioni di biodiritto, bioetica e bioscienza”. Un evento organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, dalla Fondazione Forense di Nola – Scuola Bruniana, dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
L'esperienza di vita della Welby, la battaglia affrontata al fianco del marito Piergiorgio, le battaglie che ancora oggi affronta sfidando magistrati ed opinione pubblica - basti ricordare la vicenda di Davide Trentini, che poche settimane fa Mina ha accompagnato a morire in Svizzera, e per la quale è ora indagata dalla Procura di Massa Carrara per il reato di istigazione o aiuto al suicidio - fanno di lei l'icona del movimento pro eutanasia. Mina Welby, co-Presidente dell'associazione Luca Coscioni, ha accettato la sfida sociale e culturale. E, ancora una volta, affronta con piglio e tenacia i temi delicatissimi del consenso informato del malato, dell’accanimento terapeutico, delle disposizioni anticipate di trattamento sanitario, della pianificazione condivisa delle cure tra medico e paziente e delle cure palliative.
Oggi più che mai. Dopo un dibattito durato un decennio, qualcosa in Parlamento finalmente si muove. La legge sul testamento biologico è stata approvata, in prima lettura. Ora toccherà al Senato fare la sua parte. Magari venendo in contro alle richieste di esemplificazione che provengono dal movimento pro eutanasia.
«Spero che la legge sul testamento biologico venga piallata un po’ in Senato poiché sono state introdotte delle cose inutili, fronzoli di cui possiamo farne a meno. La cosa importante è che il medico si adegui alla volontà del paziente», ammette Mina Welby. Mentre lo afferma, nota la fiumana di professionisti del foro che si accalca nel Salone delle Armi. «Vedere questa sala così piena e colma di interesse - aggiunge - essere in mezzo a così tanti avvocati, è davvero un bel segnale. Stiamo dicendo che la Giustizia si interessa finalmente dei diritti dei cittadini».
L'intervista - che potrete vedere domani, nell'edizione delle 14 del tg di OttoChannel 696 - va avanti e tocca le vicende più scottanti. Quelle, ad esempio, di Dj Fabo e Davide Trentini. «Sono solo la punta dell'iceberg - dichiara Mina Welby - Abbiamo circa 300 persone che si sono rivolte all’associazione, ma non tutti alla fine sono andati in Svizzera. In molti ci hanno ripensato. Tanti sono morti prima. Ci saranno sempre e comunque dei casi di persone che preferiscono suicidarsi poiché non vogliono parlarne. Quest’ultimo aspetto, a mio modo di vedere, è la cosa più umiliante per una persona. Ecco perché vorrei che ci fosse una legge a tutto tondo, in grado di fornire risposte a tutte le richieste dei cittadini alla fine della vita. Proprio perché sono cattolica, ritengo che bisogna avere misericordia nei casi in cui la vita è talmente dura, quando la vita non è più vita, quando il corpo abbandona la vita che abbiamo amato e combattuto».
Infine, un passaggio pungente. Un'accusa bella e buona, rivolta alla Conferenza Episcopale Italiana che ha etichettato come "omicida" la legge sul testamento biologico. «La Cei dovrebbe leggere meglio tra le righe. Dovrebbe mettersi al servizio delle persone che stanno tanto male, provando a sostituirsi alla loro sofferenza».