Casalduni

Entrambi lavoravano presso l'agriturismo-abitazione del sindaco di Casalduni, Raimondo Mazzarelli, occupandosi praticamente di tutto: dalle pulizie alla cucina ed alla raccolta dell'uva e delle olive. Entrambi avevano accesso a tutti gli ambienti, eppure solo lui, e non la moglie, dalla quale si sarebbe poi separato, aveva notato ciò che poi avrebbe raccontato ai carabinieri: quelle buste strette nelle mani di alcuni imprenditori, quel denaro lasciato su un tavolo della camera da letto dal primo cittadino. Lui è Nahu Salifu, 36 anni, già noto alle forze dell'ordine, ghanese come l'ex coniuge, più giovane di quattro anni.

Entrambi sono stati ascoltati nel processo a carico delle quindici persone (e tre società) – tra loro Angelo Meoli, capo dell’ufficio tecnico, tecnici e dirigenti dell'Ente ed i rappresentanti di alcune ditte - invischiate nell'indagine del sostituto procuratore Antonio Clemente e dei carabinieri sulla gestione degli appalti del Comune di Casalduni. Un'inchiesta sfociata, nel marzo del 2013, nell'esecuzione di nove misure cautelari poi attenuate o revocate, ereditata per il dibattimento dal pm Donatella Palumbo. Una montagna di faldoni, migliaia e migliaia di pagine: un compito non semplice per chi non ha seguito l'attività investigativa.

Teste chiave in uno dei capitoli più delicati (e controversi) dell'ordinanza, quello della presunta corruzione contestata a Mazzarelli ed ai due titolari di una ditta, peraltro annullato dal Riesame, Salifu ha deposto come testimone. Si pensava dovesse farlo come imputato in procedimento connesso – in aula il suo legale, Domenico Rossi-, con la facoltà, dunque, di poter restare in silenzio, ma non è andata così. Perchè l'indagine a suo carico per furto è stata archiviata su richiesta del dottore Clemente per assenza di querela.

Un addebito, quello di furto, relativo ai soldi di cui Salifu si era impossessato nella primavera del 2009. L'importo? “70mila euro, un centesimo” della somma comparsa dinanzi ai suoi occhi. Facendo qualche calcolo, dunque, quella sera i due imprenditori che lui avrebbe visto arrivare con una busta, avrebbero consegnato a Mazzarelli una tangente da 7 milioni di euro. I dubbi, manco a dirlo, non mancano. Lui stava portando il caffè agli ospiti, aveva spiegato di aver fissato la circostanza dall'esterno dell'edificio, attraverso la finestra della camera da letto al primo piano, dove i tre si sarebbero incontrati.

Oggi ha precisato di aver sentito dall'interno, dal piano terra, il fruscìo dei soldi contati dal sindaco in camera da letto, e di esserseli trovati di fronte quando era salito nella stanza per mettere un po' d'ordine. Mazzarelli era uscito, lui ne aveva approfittato per allungare le sue mani sul denaro. L'aveva fatto con prudenza, evitando di far sparire troppe banconote. E per questo non era stato scoperto. Mah. Aggiungendo, inoltre, che altrettanto era accaduto anche in un'altra circostanza, quando, però, “per timore”, non aveva toccato i soldi. Perchè, secondo Salifu, a Casalduni funzionava così per più imprenditori. Quanto ai 70mila euro, una parte l'aveva spedita con il money transfer, il resto l'aveva portato in Ghana per avviare la costruzione di una casa.

Inevitabile il fuoco di fila delle domande, tra gli altri, degli avvocati difensori Roberto Prozzo, Angelo Leone, Marcello D'Auria, Giuseppe Sauchella, Grazia Luongo, Alfredo Guarino, Alberto De Simone. Nel mirino le affermazioni del testimone, apparso, rispetto a determinate risposte, particolarmente abile nell'accentuare le sue difficoltà di comprensione della lingua. Salifu era a casa Mazzarelli dal dicembre 2008 (“Mi dava 300 euro, poi saliti a 500 e a 700 complessivi” quando la coniuge l'aveva raggiunto nel 2011. “Mazzarelli ci ha cacciati nel luglio 2012. Tranne che all'inizio, si è comportato male con me e, poi, anche con mia moglie, alla quale una volta ha chiesto di andare a letto con lui”.

Una proposta, respinta, confermata da Zariatu Mohammed, che tra le lacrime ha definito Salifu, l'“ex compagno che mi ha distrutto la vita, bugiardo e manipolatore”. Perchè – ha puntualizzato – “non è vero ciò che ha detto sui soldi e sulla busta per Mazzarelli. Mai visto quel denaro, lui mi ha riferito soltanto che sottraeva piccole somme dal portafogli del sindaco....”.

Versioni opposte anche sul ruolo del dottore Franco Parente, oppositore di Mazzarelli. Salifu ha ricordato di aver parlato con lui della storia dei soldi prima ancora di recarsi dai carabinieri, e ne ha sottolineato l'importanza: “Mi ha dato coraggio, mi ha spinto a non aver paura”. Mentre la donna ha accennato all'interesse che il professionista avrebbe mostrato rispetto alla stessa storia e alle conseguenze che avrebbe avuto sul destino giudiziario e politico di Mazzarelli. Mancava poco alle 17.30 quando l'udienza si è conclusa. Per fortuna. La prossima è in programma il 28 maggio.

Esp