di Luciano Trapanese
Terza regione per numero di laureati, prima regione per numero di giovani pronti a entrare nel mondo del lavoro. Cifre che dovrebbero fare della Campania una terra nuova, la forza motrice di un Paese che vuole uscire dalla crisi. Ma non è così. C'è un capitale umano che si disperde, parte, getta la spugna, si accontenta. E accade quasi con silenziosa rassegnazione. O con proposte che puzzano di assistenzialismo. Il governatore De Luca invoca massicce assunzioni nella pubblica amministrazione. Altri il sussidio universale. E intanto energie fresche, capaci, formate, restano al palo. Sospese tra il niente e l'emigrazione.
I dati dell'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro dovrebbero indurre all'ottimismo. E invece suscitano disagio. Per non dire rabbia.
La Campania è al terzo posto in Italia – in termini assoluti – come numero di laureati (32.180) e di occupati laureati. Tutto bene direte, e invece no. E' infatti anche la prima regione per numero di laureati che hanno trovato lavoro altrove. Il sette per cento nel Lazio, il sei in Lombardia e il tre per cento all'estero (850 solo nell'ultimo anno). Tanti altri sono sparsi giro per l'Italia, soprattutto al nord.
Una ricchezza bruciata. Incenerita. Forse persa per sempre. Chi parte oggi non ha quasi mai l'obiettivo di rientrare.
Ma non solo. La Campania è anche il bacino nazionale più ricco di futuri lavoratori. Un altro patrimonio (in una Italia sempre più vecchia).
L'indice di vecchiaia – il rapporto tra anziani e giovanissimi – è il più basso della Penisola. Napoli (104) e Caserta (105,9) sono le più “giovani” d'Italia. Terza, staccatissima, Bolzano (119,9). Ultima Trieste (254,4). Si piazza bene anche Salerno, 14esima. Mentre Avellino e Benevento sono, rispettivamente, 42esima e 57esima.
«La grande disponibilità di giovani generazioni nella regione Campania – si legge in una nota dei Consulenti del lavoro -, si traduce in parte anche in una importante quota di capitale umano altamente qualificato che può rispondere alle esigenze produttive e di sviluppo innovativo dell’economia italiana».
E cosa facciamo per far crescere questo capitale? Nulla. I dati sulla disoccupazione giovanile in Campania superano il 51 per cento. La politica non sembra in grado di proporre ricette credibili. Probabilmente associazioni imprenditoriali, aziende, amministrazioni locali, università, centri per l'impiego, dovrebbero elaborare un progetto comune che formi e avvii al lavoro – nel nome dell'innovazione -, un materiale umano che da solo potrebbe rappresentare il futuro per una regione altrimenti destinata a una lenta e inevitabile decadenza. Ma serve una visione di futuro (prossimo), che al momento manca. Un progetto condiviso e che non resti sulla carta o in qualche vecchio cassetto dedicato alle occasioni mancate.
La Campania è giovane, preparata e piena di energie. Ignorarlo e non fare nulla sarebbe l'ultimo disastro annunciato.