Giugliano in Campania

Chianche e Giugliano in Campania. Due zone lontane della medesima regione. Due zone talmente lontane da non sembrare assimilabili. Eppure c’è un particolare che le accomuna, quello ambientale visto che entrambe sono soggette alla costruzione di un biodigestore. 

l biodigestore è un impianto di smaltimento dei rifiuti, previsto nella zona Asi, ormai prossimo all’inaugurazione e il sindaco del terzo comune più popoloso della Campania assicura: nessun pericolo, nessun rischio. L’impianto è costruito sotto controllo. 

Ci sarà la massima sicurezza. Il sindaco nell’intervista speciale racconta come la storia del biodigestore comunque risale nel tempo. Una decisione che non poteva essere rinviata e neanche eliminata.

A Giugliano i residenti di Pontericcio dicono “no”. E’ quella la zona martoriata del terzo comune più grande della Campania dopo Napoli e Salerno. E’ proprio lì dove tutto si concentra e l’aria è carica di veleni per i roghi tossici che salgono scuri verso il cielo.

In quella stessa zona dove don Luigi e i suoi parrocchiani lottano nascerà l’ecovillaggio dei rom, mentre ce ne sono almeno altri due abusivi di cui uno in una cava dismessa. E poi ci sono le prostitute, l’insediamento industriale e sempre in quella zona nascerà anche il biodigestore.

 

Chi vive in quella zona si sente preso ogni volta a schiaffi. Chi vive lì vorrebbe scappare lontano. Di fianco a Pontericcio sfila l’Asse Mediano come una lingua d’asfalto infinita che, insidiosa e costellata di croci, arriva al mare.

Il biodigestore. Una parola di cui ancora in tanti non capiscono il significato.

Una parola che a troppi fa ancora paura scottati come si è restati da trent’anni di veleni, anche interrati sotto quella Resit che ancora non è stata bonificata con tutti quei quintali, tonnellate di rifiuti tossici e chimici tombati.

Benvenuti nella terra dei fuochi. Giugliano terra di Resit e , storia di una terra martoriata dai veleni. Di altri impianti, risolutori o no, i giuglianesi proprio non ne volevano sapere. «Il biodigestore non brucia niente e i rifiuti che accoglie non sono quelli pericolosi - spiega Poziello -».

Ma paura e rabbia sono legittimi. 

Ma il viaggio in questa terra continua. Basta imboccare la Domiziana per comprendere l’assurda dicotomia tra la bellezza di una natura ocsì rigogliosa e il male inferto a questa terra martoriata, abusata avvelenata. A Licola mancano le coperture per le vasche del depuratore di Cuma e i cittadini denunciano: qui si muore di puzza. La trasparenza non è necessariamente sintomo di purezza, ma a giudicare dal colore dell’acqua sversata è difficile immaginare che l’impianto di Depurazione di Cuma possa essere la causa dell’inquinamento del mare flegreo. A confermarlo sono anche i dati. L’acqua che confluisce in mare è depurata fra l’80 e il 90%, perfettamente in linea con i limiti di legge.

La nuova gestione di carattere pubblico ha impresso un cambio di passo alle attività del depuratore. L’acqua che finisce in mare è quindi dovutamente depurata, ma resta l’annoso problema del cattivo odore emanato nelle aree circostanti, con particolare disagio per i cittadini di Via Reginelle e di alcune aree di Monterusciello più esposte ai venti. Per risolvere del tutto il problema sarebbe necessaria la copertura delle vasche di sedimentazione primaria, quelle in cui i liquidi, ancora all’inizio del processo depurativo, emanano cattivo odore, come spiega Umberto mercurio, presidente dell’associazione Licola Mare Pulito. Si tratta di un intervento più volte annunciato, ma attualmente non in agenda.