Contrada

 

 

di Simonetta Ieppariello

Ucciso e carbonizzato a Contrada. C'è una svolta nelle indagini sul delitto di Michele Tornatore: un fermo di indiziato di concorso in omicidio. Si tratta di un cinquantenne, con precedenti penali, della frazione Banzano di Montoro, detenuto nel carcere di Bellizzi, come irporta il Quotidiano del Sud. Un primo provvedimento dopo l'omicidio del 64enne ritrovato cadavere nel bagagliaio di un'auto, data alle fiamme, in una discarica in montagna. Il macabro rinvenimento lo scorso venerdì. Sul brutale omicidio di Michele Tornatore indaga l'antimafia. Il corpo del 64enne di Contrada era nella Micra grigia presa a noleggio, in via Pastenate.

Dall'esame esterno del cadavere sembra comunque che il 64enne sia stato prima ucciso con un colpo di pistola e poi bruciato. Molto probabilmente il delitto è stato commesso martedì sera. Il gps dell'auto ha fornito segnali fino alle 20,20 circa. La vettura è stata trovata tre giorni dopo da due operai del comune di Contrada. Abbandonata a pochi passi dall'invaso dismesso. Sembrava solo un rottame. Ma dentro c'era il corpo di Michele Tornatore. L'uomo era in semilibertà. Avrebbe dovuto far ritorno nel carcere di Bellizzi. Ma non si è più visto. Proprio per questo nei suoi confronti era scattata anche una denuncia per evasione. Le modalità dell'omicidio lasciano supporre una esecuzione in stile camorristico. Ipotesi al vaglio degli inquirenti. Non sorprende quindi che a dirigere le indagini dei carabinieri del nucleo operativo e della compagnia di Baiano siano gli inquirenti della dda di Napoli.

Michele Tornatore aveva una serie di precedenti. Nel 2004 era stato condannato dai giudici del tribunale di Torino a sei anni di reclusione. L'accusa: riciclaggio e ricettazione. Sarebbe stato responsabile insieme ad altri complici di un vasto traffico di auto e veicoli industriali rubati. Nel 1999 era stato vittima di un attentato a Montoro. Una gambizzazione. All'epoca gestiva delle officine. Non si è mai stabilito con certezza se quell'agguato sia stato commesso nei suoi confronti dal racket delle estorsioni o se invece ad armare la mano dei sicari sia stato un avvertimento di tipo diverso.

Si cerca naturalmente sia nei suoi rapporti in carcere, sia sul luogo dove lavorava nelle ore del giorno (una officina), prima di far rientro in cella. Il riserbo degli investigatori è totale.