di Simonetta Ieppariello
Non hanno commesso alcun reato i cinque ragazzi, e il padre di uno di loro, che avevano ricevuto sul cellulare i video hot di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli suicidatasi nel settembre scorso dopo la diffusione delle immagini a luci rosse che la ritraevano. Il gip di Napoli Tommaso Perrella ha, infatti, disposto l’archiviazione per le sei persone indagate per diffamazione dopo una denuncia presentata dalla stessa ragazza. Per il giudice, però, ci sono ancora delle indagini che la Procura dovrà condurre. Il magistrato ha disposto ulteriori verifiche sulle eventuali responsabilità, per violazione della privacy, del rappresentante legale di Facebook Italia.
«Sono molto amareggiata per l'archiviazione disposta dal Gip a carico dei cinque ragazzi cui mia figlia aveva inviato i video da lei girati. Se mia figlia è morta la colpa è dei magistrati che non hanno fatto il loro dovere (...)». Sono parole dure quelle di Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli morta suicida nel settembre scorso dopo la diffusione on-line di video hot che la ritraevano dopo l'archiviazione del procedimento a carico di cinque ragazzi indagati per diffamazione.
Facebook era stato già chiamato in causa nell’inchiesta sulla morte di Tiziana Cantone. A novembre dello scorso anno, il tribunale di Aversa aveva richiamato la multinazionale per non aver rimosso le pagine, che rinviavano ai video hot della giovane donna, dopo che lei stessa aveva presentato una diffida. Per i giudici, la diffida era vincolante, mentre la società si era difesa spiegando di non aver rimosso le pagine perché non aveva ricevuto alcun ordine del giudice o del Garante per la privacy. Per Facebook, quindi, la diffida di Tiziana non aveva alcun valore giuridico.