Ancora buio fitto sull’omicidio di Michele Tornatore, il 64enne di Contrada ritrovato carbonizzato nella sua auto venerdì pomeriggio. Nelle prossime ore si dovrà eseguire l’autopsia sul corpo dell’uomo, che era detenuto nel carcere di Bellizzi con un permesso di poter uscire a lavorare. E forse proprio da qui, dal penitenziario di Avellino che gli inquirenti della Dda di Napoli hanno avviato le indagini e gli interrogatori. Magari a qualche amico di cella Tornatore avrebbe potuto confidare qualcosa, un particolare su eventuali frequentazioni fuori dal carcere, o qualche legame con ambienti malavitosi. Non si lascia niente al caso. Ogni elemento sarà analizzato, così come le telecamere del carcere per vedere chi lo attendeva fuori.
Intanto ieri a Contrada, paese dove Tornatore abitava e lavorava, si è svolta la va Crucis. Il parroco della chiesa cittadina, don Michele, alla fine del tragitto ha invitato i fedeli a pregare per il loro fratello, vittima di una brutale violenza. E poi ha rivolto un appello agli assassini del 64enne, invitandoli a pentirsi. Non solo davanti a Dio ma anche davanti alla magistratura.
Un appello che probabilmente non verrà raccolto e che resterà inascoltato anche perché, tra le ipotesi investigative, c’è anche la pista che porta fuori provincia.
Sta di fatto che chi ha commesso il delitto lo ha fatto in maniera lucida ed efferata. L’uomo sarebbe stato prima prelevato, 'interrogato', e poi ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Il cadavere sarebbe poi stato sistemato nel cofano della sua auto e dato alle fiamme. Un omicidio in perfetto stile camorristico che lascia pensare a legami dell’uomo con personaggi vicini alla criminalità organizzata, che magari avevano basisti sul territorio. Ma perché uccidere Tornatore così? In quale giro di affari illeciti si era infilato? Domande a cui solo gli inquirenti potranno dare una risposta, chiudendo il cerchio con l’arresto dei killer.