di elleti

«Che possano ammazzarli (Di Maio e Di Battista)». «Quell'infame, devono ucciderla (Rosi Bindi)». Per continuare con «quella chiattona» (Ciarambino). Il tutto inframezzato da altre uscite infelici (come la frittura di pesce in cambio di voti o le “rivelazioni” del questore di Napoli). E il gran finale (per ora), l'accusa ai giornalisti (rei di carpire nei fuori onda alcune delle frasi “incriminate”): «Fanno camorrismo».

Il governatore Vincenzo De Luca non si fa mancare nulla. E continua nelle sue – e siamo buoni – intemperanze verbali. In onda, fuori onda, sul palco e in riunioni pubbliche.

Il buon Totò (che oggi ha ricevuto la laurea ad honorem alla memoria in Discipline dello spettacolo dalla Federico II), avrebbe liquidato tutto con un «onorevole? Ma ci faccia il piacere!»

Frase magari condita con l'inimitabile pernacchia.

La libera logorrea dell'ex sindaco di Salerno non può essere sempre liquidata con un semplicistico «è fatto così». Ne ha dette troppe. Di continuo. Dimenticando spesso che il suo ruolo istituzionale prevede anche un linguaggio adeguato.

E' così difficile frenare la lingua in prossimità di una intervista televisiva? O nei suoi sermoni su Lira Tv? Non crediamo. Ci viene quasi il sospetto che in fondo a De Luca piaccia spararla grossa e poi vedere l'effetto che fa.

Se è un gioco, però, ha un po' stufato. Ci fa venir nostalgia (chi l'avrebbe mai detto?) di quelle vecchie tribune politiche con Jader Jacobelli, dove grigi rappresentanti istituzionali si davano educatamente del lei, erano più noiosi della Juve di Allegri, ma non si esibivano in insulti che neppure al bar dello sport.

Ora i giornalisti fanno «camorrismo» nei suoi confronti, perché diffondono le sue uscite, magari registrate in un fuori onda. Beh, non è come dire: vi siete inventati tutto. E neppure «avete intercettato le mie telefonate private». No, il governatore era in luoghi pubblici e di fronte a gente che per professione raccoglie, riporta e analizza dichiarazioni. Mai come in questo caso, “fedelmente”.

Nel giorno della laurea a Totò davvero ci piacerebbe assistere ad un dialogo tra il principe della risata e il governatore. Magari su una carrozza ferroviaria. Con De Luca nei panni di Trombetta. Così, giusto per farci due risate. E per ricordare al presidente della Regione, che ci sono dei limiti. Anche per lui (incredibile, vero?).

Ha una dialettica – a nostro modo di vedere – un po' involuta ma efficace, capace di catalizzare l'attenzione, la utilizzi per raccontare programmi, visioni e ambizioni. Non per offendere e denigrare.

Non serve a nulla, davvero. E neppure è divertente.