di Simonetta Ieppariello
No, non era un film o un videogames. E' stata vita vera. Ore terribili, concitazione, sangue e spari in un mix infernale di paura e violenza. Momenti terribili. Tre colpi di pistola in una giornata come tante. Il sangue a terra, poliziotti armati fino ai denti e la convinzione di essere sul punto di morire.
Sono state ore terribili quelle vissute da Giuseppe Sollo, 32 anni, nativo di Giugliano, che a Londra lavora come ricercatore per conto del Parlamento britannico. Tutto in pochi secondi. Aveva le cuffiette alle orecchie, era andato a mensa in parlamento stava rientrando al lavoro. Aveva gli occhi fissi sul cellulare sul calciomercato del Napoliallae 14,30 il caos, l’inferno davanti ai suoi occhi.
«Ho visto gente correre all'impazzata e urlare e poi ho sentito gli spari. Tre botte esagerate. Ho visto il Suv scuro davanti al cancello con la portiera di destra aperta, c’era un passeggero. Non capivo cosa stesse accadendo. Non riuscivo a fare chiarezza tra quelle immagini veloci e feroci. Ho tentato di mantenere la calma. Con noi c'erano delle colleghe. Ho pensato che seguire le istruzioni che ci davano gli agenti, fosse l'unica cosa da fare». Lo abbiamo raggiunto telefonicamente Giuseppe per poter raccogliere la testimonianza di chi ieri davanti al Parlamento Britannico ha vissuto in diretta la nuova tragedia di un attacco terrorismo.
«Mi chiedevo se si trattasse, se fosse un incidente, un attentato o piuttosto il gesto di un folle. Ci siamo lanciati a terra, i poliziotti ci hanno circondati e scaraventati all’interno. Lì ho trascorso ore interminabili. CI hanno tranquillizzato e spiegato cosa stesse accadendo». Toccante il messaggio che Giuseppe ha inviato al papà Angelo e alla sua fidanzata: «Stanno sparando, ti voglio bene».
«Credevo di morire. Pensavo fosse arrivata la mia ora. Ho iniziato a mandare i messaggi a chi amo. Alla mia compagna. Pensi subito a chi ami in quei momenti, e la tua vita ti scorre tutta davanti agli occhi in una manciata di attimi, che sembrano scorrere al rallentatore». Messi tutti al sicuro hanno saputo cosa era accaduto. «La polizia ci ha spiegato cosa è successo - dice Sollo - ci hanno tranquillizzato e rifocillato. Ci davano aggiornamenti e ci hanno chiesto che cosa avessimo visto, ci hanno mostrato foto del presunto attentatore. È stato orribile, ho visto i poliziotti piangere il loro collega morto. Poi ho pensato a casa mia. Cose viste nei film o nei videogames. Ieri per me è stato tutto vita reale. Ho cercato di non piangere, di essere forte. Il dolore più grande è stato vedere gli agenti in lacrime e guardare dalla finestra il sangue sull’asfalto».