Sant'Angelo dei Lombardi

Un secco no al petrolio e una voce di forte dissenso alle trivellazioni petrolifere è arrivata dal cantautore calitrano Vinicio Capossela, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il paese dei coppoloni” edito da Feltrinelli, presso l’Abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi. “In un momento in cui si assiste all’estinzione delle ideologie, l’unica lotta che va combattuta è per la terra, che ha subito l’emigrazione e lo spopolamento.

 

Una lotta per difenderla: la contemporaneità non sia solo saccheggio energetico, stupro paesaggistico e avvelenamento” ha spiegato. Ad accogliere lo scrittore Capossela un autentico bagno di folla, che lo ha atteso nella sala grande dell’Abbazia, insieme agli altri relatori del tavolo, fra cui Alfonso Nannariello, Generoso Picone, Paolo Speranza e Francesco Durante. Per la prima volta l’Irpinia e l’Alta Irpinia nello specifico diventano teatro di un racconto in chiave mitologica, dove è necessario avere dei soprannomi, appartenere a qualcuno o a qualcosa, e dotarsi di “siensi”.

 

Una descrizione che ha tenuto una fitta platea attenta e assetata di parole e pensieri, e che ha potuto osservare la realtà attraverso lenti nuove, di chi, emigrante di prima generazione, torna alle origini e “Assiste ad un poema epico che si compone e si racconta tutti i giorni” come lui stesso ha argomentato. Il libro “E’ un’elaborazione in voce universale, un immaginario che parte da queste terre, delle terre interne dell’osso, di quell’Italia di paesi che viene dalle radici della cultura della terra, che è in via d’estinzione per lo spopolamento, per restituire quella voce radiosa del canto epico che viene da qui” continua. Ma avvolgere questa terra in un alone di mitologia serve a poco, “Se poi la stessa terra viene citata per le trivellazioni o per le mega discariche”. Vinicio Capossela non ha fatto mancare la sua presenza infatti, nella battaglia per il Formicoso contro il progetto della megadiscarica.

 

Altro fattore determinante nella narrazione, l’avvento del terremoto del 1980: “Quel tremamento della terra ha coinciso storicamente con una fase che tutto il Paese ha attraversato; il cambiamento è stato radicale perché c’è stato uno spazzamento del paesaggio, e ha segnato uno spartiacque profondo. C’è stata l’estinzione della civiltà millenaria, un cambiamento di forma: scomparve la trebbiatrice e comparve la mietitrebbia”.

 

All’agricoltura è subentrata la rivoluzione industriale, che ha cambiato la morfologia del territorio e i suoi abitanti. “L’unico valore da perseguire non può essere il denaro, né il tempo. Questo libro mira a recuperare l’idea di fare parte di qualcosa di originario: è possibile vedere gli stessi luoghi in maniera ricca e non povera. Questo libro è un tronco, che parte da un primo cerchio e poi si allarga. Mi è sembrato giusto, dopo 17 anni dargli un taglio, e come tutti i libri che raccontano un percorso, si sa che il viaggio non ha una specifica fine, però questo libro è finito”.

Elisa Forte