Mugnano di Napoli

«Voglio inserire d'ufficio nelle nostre giurie del Giffoni Film Festival i ragazzi di Mugnano». È questa la proposta del direttore del Giffoni Experience, Claudio Gubitosi dopo «l'ultimo brutale vergognoso episodio di bullismo che la cronaca ci ha riportato da Mugnano, in provincia di Napoli», dove un genitore ha scelto di pubblicare la foto del figlio dal volto tumefatto.

«È solo un'opportunità - rimarca Gubitosi- che da padre vorrei dare a questi ragazzi per fargli conoscere la bellezza del rispetto per gli altri, la comprensione delle differenze, il valore delle diversità. A Giffoni si rispettano le regole e potrebbe essere questo un buon motivo per creare un cortocircuito tra il mondo reale e quello virtuale per far emergere i valori positivi che ogni ragazzo e ragazza ha ma che purtroppo sempre più spesso non domina e non governa. Naturalmente l'invito è anche per il ragazzo di Mugnano che ha subito l'aggressione. L'affetto di Giffoni non gli può mancare».

Gubitosi aggiunge: «Io sto con questo padre e condivido la scelta di pubblicare la foto e i fatti accaduti a suo figlio, a dispetto di quanti, il giorno dopo, si sono attivati a criticare e commentare negativamente la decisione. I nostri ragazzi sono consapevoli, informati, coscienti, che le loro bravate, in gruppo o da soli, sono reati da perseguire e punire. Sono anni che insieme a tante organizzazioni discutiamo e promuoviamo campagne contro il bullismo e cyberbullismo.Ci sarebbe tanto da dire ma mi limito a fare la mia parte come direttore di Giffoni Experience e quindi anche come formatore. Non mi risultano casi che, pur avendo avuto centinaia di migliaia di giurati di piccola e media età, abbiano inflitto abusi o promosso azioni meritevoli di punizione. Far parte di Giffoni, e lo dico con orgoglio, è uno stile di vita». Il direttore, per debellare questa piaga, ha anche immaginato di «invitare il Ministro dell'Istruzione e il suo team di consulenza di inserire con urgenza nei piani di studio anche una nuova materia, già dalle elementari. Si potrebbero studiare - aggiunge - i social, le opportunità e come gestirli. Una rivoluzione nella materia che già si studia come educazione civica. Ma non possono farlo solo i docenti, c'è bisogno di una nuova classe di maestri».