Niente udienze penali da domani a venerdì (20-24 marzo) – escluso il circondario di Avellino, dove i legali sono reduci da una protesta terminata mercoledì- per l'astensione nazionale indetta dall'Unione delle Camere penali italiane. Nel mirino degli avvocati c'è il disegno di legge di riforma del processo penale approvato di recente al Senato con la fiducia. “Non si era mai verificato – spiegano - che su una legge di riforma in materia penale, così complessa e articolata, che incide in profondità sui principi del giusto processo e su fondamentali istituti del diritto sostanziale, venisse posta la fiducia. Sottrarre il Ddl al confronto e alla discussione del Parlamento costituisce una gravissima lesione di fronte alla quale i penalisti italiani non intendono tacere”.

Di qui la denuncia “dell’intrinseca contraddittorietà del Ddl che, intitolato al “rafforzamento delle garanzie” e alla tutela della “ragionevole durata dei processi”, opera su temi fondamentali in senso opposto. Allarga a dismisura l’applicazione del “processo a distanza” - con detenuti collegati in videoconferenza-, che mortifica la dignità dell’imputato e viola fondamentali principi convenzionali e costituzionali, comprimendo i diritti e le garanzie degli imputati detenuti”.

Duro il giudizio delle Camere penali “sull'indiscriminata sospensione dei termini di prescrizione ( e sugli altrettanto irrazionali aumenti delle pene edittali), che rende interminabili i processi, con un danno per i singoli imputati, per le parti civili e per l’intera collettività, perché un processo che impiega venti anni ad accertare le responsabilità non è un processo giusto, ma un peso inutile ed intollerabile per l’intera società”. E ancora: “Materie delicate e sensibili come la regolamentazione delle intercettazioni telefoniche, della tutela della privacy e della funzione difensiva, contenute nella stessa legge delega, non possono essere sottratte al legittimo confronto democratico”.

Ecco perchè “la scelta di terminare l’iter parlamentare del DDL, con il voto di fiducia, non solo è in piena contraddizione col metodo di confronto franco e aperto scelto e rivendicato dal Governo e dal Legislatore fino ad oggi, ma costituisce una intollerabile mancanza di rispetto per le regole basilari di metodo e per i principi che devono caratterizzare la funzione legislativa quando essa incide su fondamentali diritti costituzionali, quali il diritto di difesa ed il diritto al giusto processo, sia sotto il profilo dell’effettività del contraddittorio (svilito a mero simulacro con la partecipazione a distanza dell’imputato), che della ragionevole durata dello stesso (compromessa dalla dilatazione dei termini di prescrizione)”.

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