Il giorno in cui aveva perso la vita, Daniele De Biase, di Pannarano, aveva 29 anni. Era morto folgorato mentre raccoglieva le ciliegie a San Martino Valle Caudina. Un destino assurdo, identico a quello che ventiquattro ore prima, a Fisciano, si era portato via, con le stesse modalità, un ragazzo che aveva la metà dei suoi anni. Una tragedia, quella che l'11 giugno 2016 si era consumata nelle campagne irpine al confine con il Sannio, per la quale il gup del Tribunale di Avellino, Francesco Ciccone, ha spedito a giudizio, così come proposto dal pm Cecilia Annecchini, Raffaele Pagnozzi (avvocato Enzapaola Catalano), 29 anni, di San Martino Valle Caudina.
L'8 novembre inizierà il processo a suo carico, nel quale, su richiesta dell'avvocato Fabio Russo (assiste il papà ed i fratelli della vittima, parti civili) sono stati citati come responsabili civili anche l'Enel ed il proprietario del fondo.
Secondo la ricostruzione dei fatti curata dagli inquirenti, Daniele aveva raggiunto quel terreno in compagnia dello stesso imputato, indicato come datore del lavoro che avrebbe dovuto fare, e di un 46enne. Erano muniti di scale allungabili da appoggiare agli alberi di ciliegio per prelevarne i frutti.
Il dramma si era materializzato all'improvviso, con il contatto accidentale tra i cavi dell'energia elettrica e la scala che i tre uomini stavano spostando. Daniele era stato attraversato da una scossa, gli altri due avevano riportato ustioni non gravi alle mani ed ai piedi. Soccorso, il giovane era stato caricato in auto. Una corsa folle fino alle porte di Benevento, dove il 29enne era stato trasferito a bordo di un'ambulanza. I medici ce l'avevano messa tutta per rianimarlo, ma era stato inutile.
(foto di repertorio)
Esp