Un bimbo che nasce, dieci anziani che muoiono. Un immigrato, due o tre emigranti. Un ragazzo di vent'anni, tre ultrasessantenni.

Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i numeri demografici di Sannio e Irpinia, evidenziando come, in generale, la crina intrapresa sia preoccupante e come in trenta o quarant'anni le aree interne potrebbero essere luoghi fantasma. (Cfr articolo http://www.ottopagine.it/bn/economia/117519/in-cinquant-anni-avellino-e-benevento-potrebbero-scomparire.shtml)

Naturalmente ci sono dei distinguo da fare, perché esistono le aree interne delle aree interne, quelli che ad oggi, non solo rischiano di scomparire in meno anni rispetto alle aree interne ma rischiano di diventare, nel frattempo dei veri e propri non luoghi.

Viaggiano a ritmi demografici preoccupanti i paesi del Fortore e dell'Alta Irpinia, e a guardare i numeri, consci di trovare una tendenza negativa, si resta ugualmente basiti.

Ad esempio, guardando Castelvetere in Valfortore: 1400 abitanti nel 2012, 1200 nel 2016. Gli ultrasessantenni sono 620, i giovani dai 18 ai 35 202. Sono nati due bimbi lo scorso anno...sono morte 21 persone. Sedici hanno scelto di emigrare. Di questo passo la dead line potrebbe essere fissata a vent'anni considerando solo ed esclusivamente il dato numerico, ma attenzione. La popolazione è vecchia, e dunque, automaticamente, va considerato decrescente il numero dei nati, crescente quello dei morti.

Altro caso emblematico: Ginestra degli Schiavoni, ormai a 470 abitanti, di questi 200 sono ultrasessantenni, solo 85 i giovani. Nessun bambino nato nell'ultimo anno, contro 8 morti.

Trend identico per gli altri paesi del Fortore, il più grande, San Bartolomeo in Galdo, è sceso in quattro anni sotto la soglia dei 5mila abitanti, di cui quasi 2000 over sessanta, 800 under 35. Sono nati, sì, 21 bimbi, per contro, sono morte 61 persone. Sessantasei persone si sono trasferite altrove. A Montefalcone 3 bimbi nati contro 24 morti, a Baselice 8 bimbi nati contro 27 morti.

Per l'Alta Irpinia il discorso è identico, con alcuni paesi che forse sono già in una fase accelerativa del processo: Monteverde, passato da 830 a 780 abitanti, Cairano, vicino a scendere sotto soglia 300 abitanti, con un bimbo nato contro 7 anziani morti...e poi Conza, Teora, Calabritto, Trevico: insieme neppure 10 bimbi nati, contro 50 morti.

D'altronde, andando in queste comunità l'andamento è presto spiegato. Luoghi che smettono di essere luoghi, di avere una funzione di luogo, non certo per scelta delle comunità locali, ma per tendenze, per decisioni prese altrove.

Il Fortore, ad esempio, è alle prese con i propri sindaci con una battaglia campale su una questione che tuttavia appare anacronistica: la viabilità. Le strade sono assolutamente impraticabili, chi le percorre rischia, al meglio, di rimetterci un auto, al peggio la vita. Strade indegne di un paese civile, che naturalmente contribuiscono a dare lo status di non luogo, a svuotare case, piazze, vie. Tempi biblici per raggiungere un ospedale, tempi biblici per raggiungere le città ed andare al lavoro, usufruire dei servizi. Restano gli anziani, i giovani cercano lavoro, cercano i servizi...e vanno via.

Un nato, ogni cinque morti dunque...musei a cielo aperto loro malgrado che tra qualche anno ospiteranno fotografi e visitatori...ma non abitanti, non più. 

Cristiano Vella