San Giorgio del Sannio

Niente udienza preliminare, sarà giudizio immediato. L’aveva proposto il sostituto procuratore Flavia Felaco, l’ha ottenuto dal gip per Pasquale Mastroianni, 53 anni, accusato dell'omicidio della moglie, Elvira Ciampi, 49 anni, uccisa a coltellate nel garage della loro abitazione alla contrada Cesine di San Giorgio del Sannio. Era il 16 settembre dello scorso anno. L’avvio del processo è stato fissato per il prossimo 7 luglio dinanzi alla Corte di Assise. Un delitto al centro delle indagini dei carabinieri, che la Procura ritiene premeditato. Un’aggravante di cui l’avvocato Vincenzo Speranza, che chiederà il rito abbreviato per il suo assistito, punta a dimostrare l’insussistenza, sostenendo la tesi di un gesto d’impeto. Un omicidio in alcun modo organizzato, dunque: una convinzione sostenuta da una serie di elementi che il legale ha raccolto nel corso delle indagini svolte.

Come più volte ricordato, era stata una figlia, nel rientrare da scuola, a far scattare l'allarme. Dall’autopsia curata dal medico legale, la dottoressa Monica Fonzo, erano emersi venti, forse più colpi inferti alla donna, che aveva deciso di interrompere il matrimonio. Una decisione, quella della separazione, che l'attuale imputato aveva saputo dalla coniuge in modo compiuto – affermerà successivamente - solo la mattina di quel tragico martedì. In precedenza, invece, era stato un figlio ad accennargli la scelta di colei che aveva sposato. Subito dopo aver colpito a morte Elvira, Pasquale Mastroianni aveva tentato di farla finita: cercando di impiccarsi, ingerendo un diserbante che aveva però vomitato, infine ferendosi al collo ed all'addome. Per questo era stato ricoverato in stato di arresto al Rummo.  

 

Interrogato dal gip Sergio Pezza, l’allora 52enne, che da alcuni giorni viveva nella sua Fiat Punto blu, aveva ammesso le sue responsabilità, come aveva già fatto con il  pm Felaco. «Non avevo alcuna intenzione di togliere la vita ad Elvira, non volevo che finisse così», aveva spiegato. «Lei si fidava di me, altrimenti non avrebbe permesso che entrassi in casa», aveva aggiunto. L'attività difensiva dell'avvocato Speranza è stata scandita dall'acquisizione delle testimonianze di una decina di persone, alcune residenti  nel Cilento, per le quali Mastroianni avrebbe dovuto eseguire dei lavori già il mercoledì. Così come stabilito da accordi stretti in precedenza, in virtù  dei quali aveva anche incassato un anticipo. E che l'uomo si stesse preparando a tornare in provincia di Salerno, lo confermerebbe, secondo il suo legale, anche l'acquisto, validato da uno scontrino consegnato agli inquirenti, di lenzuola, asciugamani e biancheria intima. Insomma, l'occorrente per una trasferta. I familiari della vittima sono assistiti dall'avvocato Angelo Leone.

Enzo Spiezia