Piano di Sorrento

 

di Siep

Omicidio volontario e soppressione di cadavere: sono i reati per i quali il giudice del Tribunale di Torre Annunziata ha condannato a 18 anni di carcere Salvatore Amuro, l'uomo che a dicembre 2015 confessò di aver ucciso il fratello Franco con un colpo di vanga e di averne poi sciolto il cadavere nella soda caustica. 

La pena si è quindi rivelata più lieve rispetto ai vent'anni di reclusione che il pm Antonella Lauri aveva invocato lo scorso 21 febbraio. Il giudice Maria Concetta Criscuolo ha inflitto ad Amuro 18 anni di carcere dopo avergli riconosciuto le attenuanti generiche e dopo aver applicato la riduzione di un terzo della pena che la legge prevede per chi sceglie il rito abbreviato. Il 53enne ha assisito alla lettura del dispositivo per poi fare ritorno nel carcere di Poggioreale, dove è detenuto dal dicembre 2015.

LA STORIA: Al culmine di una lite uccise il fratello con un colpo di vanga e poi sciolse il suo corpo con la soda caustica: raccapricciante e indelebile nella memoria di tutti l'assassinio nelle campagne di Piano di Sorrento, in provincia di Napoli, dove i carabinieri arrestarono Salvatore Amuro, 52 anni, con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere. È stato lui stesso a confessare ai carabinieri il brutale assassinio del fratello Francesco, di 54 anni. Banale il movente: Salvatore accusava reiteratamente Francesco di essere un «nullafacente» e lui era stanco di sentirselo dire. 

Alla fine dell’ennesima lite, avvenuta il 7 dicembre 2015, Salvatore, con la vanga con cui stava lavorando, lo colpì alla testa e uccise il fratello, poi caricò il cadavere in una carriola e lo scaricò in un fosso. Poi acquistò una decina di litri di soda caustica e sciolse il cadavere in quell'acido.