Il Garante per la Privacy ha avviato una istruttoria sul caso di Tiziana Cantone, la ragazza di Mugnano di Napoli che si tolse la vita, il 13 settembre scorso, finita nel tritacarne della gogna mediatica dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video privati - per chiedere ai principali motori di ricerca (Google e Yahoo) di giustificare le ragioni per le quali sugli stessi risultino ancora indicizzate pagine sulle quali sono pubblicate immagini e/o video pornografici associati al nome della ragazza.
A far partire le verifiche dell'Authority per la protezione dei dati personali il reclamo presentato il 16 dicembre scorso da Teresa Giglio, madre di Tiziana. «Il nostro obiettivo - ha dichiarato Orefice - è quello di ottenere la eliminazione dal web di tutte le immagini oscene e di tutti i video pornografici che ritraggono la povera Tiziana. Sappiamo che questo obiettivo sarà molto difficile da raggiungere.
Raggiungeremmo un risultato straordinario se solo riuscissimo ad ottenere la deindicizzazione dai principali motori di ricerca delle pagine sulle quali si trovano pubblicate le immagini e i video illeciti di Tiziana. Nei giorni scorsi c'erano stati sviluppi anche sulle indagini penali. I carabinieri della sezione cyber-crime erano riusciti a sbloccare l'iPhone di Tiziana estrapolando alcuni file audio risalenti alle ore precedenti alla morte della ragazza e la Procura di Napoli ha poi indagato, per calunnia, l'ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Paolo, accusato di aver indotto la 31enne a querelare per diffamazione i quattro ragazzi cui erano stati inviati i video hot.