Sant'Agata de Goti

Vertenza Cmr. Le organizzazioni sindacali esprimono il loro disappunto nei confronti dell’andamento del concordato preventivo e del suo sbocco, ovvero il piano industriale di risanamento aziendale, dopo l'incontro del 14 febbraio tra azienda, organizzazioni sindacali e commissari giudiziali.

«Alla data attuale – si legge nella nota -, a poco più di un mese dal 23 marzo, non ancora si è definito, anche nelle sue articolazioni: i debiti, gli investitori le prospettive future e la riorganizzazione. In merito alla riorganizzazione, è stato affermato un dato assolutamente non veritiero: l’80% del costo complessivo dell’azienda corrisponde al personale. Il personale dipendente all’interno dell’azienda è carente in molte figure professionali, solo la presenza consistente dei collaboratori, sanitari e amministrativi, permette l’espletamento del servizio pubblico in accreditamento. Prospettare potenziali interventi di contenimento significa ripercorrere gli errori effettuati sistematicamente dal 2011 in poi, ovvero scaricare le colpe della cattiva gestione aziendale sulla voce dipendenti come origine e malanno perpetuo che ha portato al disastro. Un piano di risanamento che parte da questo concetto parte non con il piede sbagliato ma bensì con il piede completamente in fallo. Pensare che l’esubero dei dipendenti o solo la presenza dei cosiddetti “rami secchi” sia il male della struttura significa avere una visione miope e dannosa. Fondamentale la contrattazione sindacale, non solo come passaggio legale ma anche e principalmente come conoscenza delle problematiche esistenti. Malgrado chiesta ufficialmente la contrattazione non ancora è partita. Ma vi è di più l’Azienda disattende le richieste di incontro sulla riorganizzazione degli infermieri ed ausiliari dei reparti di degenza, primo atto di una riorganizzazione che riteniamo illegittima in quanto non rispetta i requisiti di accreditamento, i diritti acquisiti dei lavoratori e la professionalità di molti di essi, così come illegittima è stata l’ultima riorganizzazione aziendale datata 11 agosto 2016, appena 5 mesi fa, laddove in nome di una vendita di un presunto ramo d’Azienda l’organico fu stravolto dall’allora amministratrice Unica senza alcuna comunicazione alle rappresentanze sindacali e ai numerosi lavoratori interessati e, guarda caso, appena ultimato l’esame congiunto. Le scriventi organizzazioni sindacali riconoscono un solo organico, quello dell’accreditamento istituzionale, altri organici hanno lo scopo di aggredire i lavoratori e i propri rappresentanti sindacali.

Come sindacati e dipendenti del Cmr in questi anni ne abbiamo visto di tutti i colori. Nel 2012, tra febbraio ed aprile, fu approvato un contratto di solidarietà dopo un lungo e travagliato parto che testardamente fu voluto dalla proprietà, per poi abbandonarlo dopo solo due mesi vista il danno che stava creando.

Non contenti di ciò la proprietà e l’amministrazione dopo meno di un anno sono ritornati all’attacco riducendo l’orario a ben 25 dipendenti del 20% per tre mesi, con l’avallo di sindacati di comodo, e senza nessun rispetto di legalità.

Tutte operazioni che alla fine hanno prodotto solo inasprimento dei rapporti con i dipendenti e perdita di tempo rispetto alla vera azione che era quella di generare capacità gestionale e risolutiva dei problemi di indebitamento. 
I rami secchi si conoscono da una vita, non si è mai intervenuti perché il beneplacito e la convivenza dell’ ASL ha rappresentato una costante nella vita del Cmr. Convivenza principalmente nel mancato controllo della rispondenza tra capacità operativa e dipendenti presenti. Il personale è stato sempre al di sotto della riconosciuta capacità operativa. Inoltre l’Asl non si è mai interessata di verifica se l’azienda pagava gli stipendi ai dipendenti, malgrado ciò previsto dal regolamento dell’accreditamento come requisito di qualità.

Se gli amministratori e l’Advisor pensano di regolare il piano industriale in base a questa logica annunciamo già da questo momento una dura opposizione nelle sedi opportune.

Il problema del Cmr è la ricapitalizzazione con nuova linfa e nuova mentalità che certamente non potrà portarla l’attuale proprietà, in quanto essa è ancora pervasa dall’onda lunga che l’ha attraversata dal 1989 ad oggi. Illudersi che si possa fare risanamento con il taglio di marginali ed insignificanti rami secchi significa essere completamente fuori strada.

Il Cmr ha bisogno di capitali, di sana gestione e ottimizzazione delle risorse esistenti e con l’apporto di nuove risorse lavorative capaci di fare quel salto di qualità determinante per rimanere nel settore. La logica del particolarismo e dell’utilizzo non finalizzato a livello gestionale delle entrate, ha portato al fallimento attuale. Persistere su questa linea sarebbe davvero diabolico!

La garanzia della procedura fallimentare in atto ci tranquillizza e ci spinge ad essere vigilanti e preventivi rispetto all’approvazione di un piano industriale che magari ha solo la finalità di continuare a galleggiare sulle macerie”.

Redazione Bn