Padula

Trivellazioni nel Parco nazionale del Cilento. Il Vallo di Diano si schiera compatto dalla parte del No.

Nella giornata di mercoledì è stato firmato a Padula un appello sull’alternativa verde al petrolio. Istituzioni e cittadini si stanno mobilitando contro lo spettro dei pozzi petroliferi. Per la terza volta la Shell ha avanzato richiesta per ottenere l'autorizzazione al progetto di ricerca di idrocarburi in questa zona della Campania.

Il territorio del Vallo di Diano e dell’Appennino Lucano rappresentano uno straordinario bacino di biodiversità; all’interno di tale area, sono presenti il Parco Nazionale del Cilento (Sito UNESCO, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, Riserva Biosfera e Geoparco), il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, la Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro; le Foreste Demaniali Regionali, i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone a Protezione Speciale (ZPS).

Nella zona insistono ulteriori singolarità di pregio ambientale e naturale. L’importanza dell’area assume una valenza internazionale. Senza considerare il fatto che il sistema idrogeologico dei monti della Maddalena alimenta sorgenti per 4000 litri al secondo sia in Campania che in Basilicata.

Per tutte queste caratteristiche il territorio è stato oggetto di una naturale strategia di sviluppo incentrata negli anni sulla valorizzazione produttiva della risorsa ambientale per la quale ha beneficiato di ingenti risorse finanziarie volte ad incentivare investimenti imprenditoriali ed opere infrastrutturali, strategiche ai fini dello sviluppo locale che si è ritenuto dover orientare verso l’ambiente e le caratteristiche del territorio.

Non solo. Nella Strategia Nazionale Aree Interne, per la quale il territorio è stato designato come seconda area pilota della Regione Campania, nel Vallo di Diano si è ancor di più rafforzata tale identità.

Tutto quanto sopra descritto risulta in netto contrasto, incoerente ed incompatibile con la richiesta di estrazioni petrolifere in questa stessa “Area Interna”. Eppure, nonostante ciò proprio in quest’area è  ricompreso il perimetro dell’istanza di permesso di ricerca idrocarburi “Monte Cavallo” presentata da Shell Italia E&P.

A pochi chilometri da qui, sull'altro versante del Monte Cavallo, c'è la Val d'Agri, il Texas d'Italia. Quella stessa area che da 20 anni subisce le trivellazioni.

In Val D'Agri il Petrolio (e la centrale Cova) non ha portato qui benefici economici che tutti si attendevano (vedi puntata de La Linea "Lo chiamavano oro nero") Ora molti ex coltivatori lavorano per le imprese subappaltate dalle grandi compagnie petrolifere sperando in provvigioni  generose, ma fino ad ora si son visti solo spiccioli, inquinamento e contratti precari delle maestranze. L’elenco delle conseguenze dell’inquinamento è lunghissimo. Si parla di animali che non fanno più il latte nelle vicinanze degli impianti petroliferi, vigneti rinsecchiti, grappoli che si sviluppano con una patina d’olio sui chicchi, terreni diventati infruttiferi, morie di pesci, pere dal marchio Dop che a d oggi non coltiva più nessuno, molte richieste di pensionamenti per neoplasie: tutto questo ha portato la corsa all’ “oro nero”.

Per questo si ritiene necessario ora impedire che quantp è accaduto in Val d'agri accada anche nel Vallo di Diano.

A Padula è stata l'occasione per ribadire fermamente il no al petrolio. Presenti insieme all'Ente Riserve Naturali, Parco del Cilento e Parco appennino Lucano anche numeosi esponenti politici e istituzionali del territorio. La Regione Campania e la Regione Basilicata, la provncia di Salerno, i sindaci dei comuni interessati, ognuno ha firmato con convinzione contro il progetto di ricerca della Shell. Il ricorso dovrà essere presentato entro il 22 febbraio. Nel frattempo un “aiuto” arriva anche dalla Regione Campania che. In Commissione ambiente è stato presentato un emendamento da inserire nella legge di riforma degli Enti Parchi che punta a vietare la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nei territori del Parco e nelle aree ad esse contigue e in tutte le aree in cui insistono bacini imbriferi della Campania.

Un passaggio decisivo che punta a mettere al riparo dalle trivelle non solo il Vallo di Diano ma anche quelle aree di Irpinia e Sannio più volte prese di mira dalle compagnie petrolifere.

Tutti i rappresentanti istituzionali hanno invitato il Parlamento, nell’ambito della modifica della L. 394/92 attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, a vietare senza possibilità di deroghe la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi all’interno delle aree naturalistiche, nella convinzione che un altro modo è possibile, che si può rispettare la scelta di vivere proteggendo le nostre radici per custodire e tramandare uturo sostenibile alle prossime generazioni. 

Questa sera speciale La Linea alle 22,00 sul canale 696 Ottochannel 

Rossella Strianese