Sant'Angelo a Scala

 

di Andrea Fantucchio

«Siamo 700 residenti, ma poco più di 400 abitanti effettivi. L'arrivo di 32 immigrati sarebbe un'invasione più che integrazione». Non usa mezzi termini il vice-sindaco di Sant'Angelo a Scala, l'avvocato Paolo Ciriello. Oggi al Caffé Letterario di Avellino per incontrare il riferimento di Primavera Irpina, Sabino Morano. (Clicca sulla foto di copertina e guarda l'intervista. Alle 14 il servizio di Ottochannel, canale 696, col collega Angelo Giuliani. A fine articolo le foto dell'incontro al Caffè Letterario di Avellino)

La comunità di Sant'Angelo, in questi giorni, è stata turbata dalla notizia dell'imminente arrivo di una trentina di immigrati.

Spiega Ciriello: «Ce ne hanno dette di tutti i colori. Ci hanno chiamato razzisti, fascisti, perfino nazisti. Come amministrazione, ma anche come paese, non accettiamo queste offese. Sant'Angelo a Scala è una comunità accogliente. Ma, ripetiamo, l'integrazione deve tutelare sia chi deve essere ospitato, sia il paese ospitante. Noi siamo disponibili a accogliere due famiglie di immigrati, col sistema degli Sprar. Chiediamo solo un' integrazione razionale».

Le critiche del vicesindaco non risparmiano la cooperativa che dovrà occuparsi del sistema di integrazione. Dice l'amministratore: «Sarebbe stato buon gusto informare anche l'amministrazione comunale. Hanno fatto tutto Prefettura e cooperativa. Quasi temessero di essere ostacolati».

Anche Morano invita a riflettere sul tipo di integrazione che sta caratterizzando tante realtà irpine. Spiega il riferimento di Primavera Irpina: «L'integrazione va razionalizzata. Io lavorerei sempre con gli Sprar. Sistemi d'accoglienza destinati a piccoli gruppi e rivolti alle famiglie di immigrati. Va anche controllata la destinazione dei finanziamenti per l'integrazione. A partire da quei trentacinque euro per ogni immigrato. Vengono utilizzati davvero per istruire questi ragazzi e pagare vitto e alloggio? O servono solo a far arricchire le cooperative?».

Il caso di Sant'Angelo a Scala ricorda quello di Prata. Dove a ottobre scorso dovevano arrivare altri immigrati. La comunità protestò, capeggiata dal sindaco che sbottava: «Ora sfratto tutti».

Situazione analoga anche ad Avellino. Dove l'arrivo imminente di oltre 80 immigrati nel convento delle suore Stimmatine, a Corso Umberto I, ha già innescato le proteste degli abitanti. E del prete del quartiere, Don Emilio. Si denuncia il tipo di integrazione attuata: un gruppo troppo elevato di immigrati da accogliere, e poca chiarezza sulle attività che dovranno svolgere.

Conclude Morano in proposito: «Anche ad Avellino si vuole imporre un modello di integrazione calato dall'alto. E si andrà a penalizzare una zona della città, proprio Corso Umberto I, già martoriata e abbandonata dalle amministrazioni comunali che si sono susseguite in questi anni».

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