Benevento

A Manocalzati riunione del comitato regionale UDC. Eletta la direzione: due i sanniti presenti. Presenti nel direttivo regionale del partito, Giovanni Zanone e Vincenzo Principe, rispettivamente consigliere comunale di Benevento e responsabile giovani. 
Il Segretario regionale, si è detto convinto che si andrà alle urne prima della scadenza (prima dell'inizio dell'estate), «ma questo non significa che dobbiamo vivere la contingenza elettorale puntando alla sopravvivenza, ma facendo crescere una motivazione politica comune che abbia a riferimento le questioni che riguardano l'uguaglianza e la giustizia sociale». Questioni che De Mita ha ribadito anche nella replica, «partendo magari dal recupero della dottrina sociale della Chiesa e ipotizzando soluzioni che ricostruiscono la logica dell'equità».

I due delegati commentano: “Si ringrazia tutto il Comitato provinciale di Benevento. Essere i delegati di una realtà come questa è una sfida che ci inorgoglisce e ci carica di responsabilità.
Il direttivo regionale del partito permette di non perdere di vista il contesto generale, altrimenti non crescono nemmeno le realtà locali, perché essere presenti come partito non vuol dire interessarsi solo del comune dove viviamo.

La politica non si deve ridurre solo ad una transazione ma occorre creare le condizioni di crescita e di benessere per tutti. Il partito deve ritornare ad essere il centro di condivisione di idee e pensiero, animato dal dialogo e dalla responsabilità.
Oggi in una società liquida, dove l’io imperante sta asfaltando la cultura dei valori tradizionali, quali la compostezza, la dedizione, la misericordia, la fratellanza e l’amore per gli altri, ci porta a vivere una nuova era glaciale, l’era dell’amoralità.

I cercatori di prebende, i venditori di tappeti e ogni altro mestierante, animano questa fase politica, e non solo questa fase, andando a rifocillare il tarlo del populismo. 
Occorre essere meno liquidi e più dubbiosi, dobbiamo abituarci ad approfondire le questioni, senza avere la presunzione di essere in possesso della verità o della soluzione. La cultura del dubbio detta il comportamento politico, che non è mai la soluzione di un problema ma solo la sua organizzazione”.