Cava de' Tirreni

 

Il Piano di Zona Ambito S2 rende noto il report relativo al primo anno di attività del Centro Antiviolenza, realizzato nell’ambito del progetto “Donne in rete contro la violenza”, con sede a Cava de’Tirreni, gestito dall’Associazione “Frida contro la violenza di genere”.

Il Centro ha accolto 21 donne, di cui 19 con cittadinanza italiana e 2 straniera (origini dell’Est Europa). Il 57% è coniugata, il 33% è nubile, il 10% è separata. Le fasce di età più rappresentate sono quella fino a 29 anni e dai 40 ai 49 anni, attestandosi ciascuna al 33%; si tratta mediamente di donne istruite: il 52% è diplomata, il 10% ha una laurea, il 38% ha un titolo di studio inferiore.

L’accesso al CAV è stato per lo più diretto, avvenendo per iniziativa spontanea e/o accompagnamento con funzione di sostegno da parte di persone amiche o familiari di fiducia (61,9%); il 19% degli accessi si è verificato a seguito di segnalazione/invio da parte delle Forze dell’Ordine insistenti sul territorio (Tenenza dei Carabinieri di Cava de’ Tirreni) con le quali è da tempo instaurata una proficua collaborazione. Meno del 10% è giunta su segnalazione del Consultorio o del Pronto Soccorso, in altrettanti casi a contattare il CAV sono stati parenti o amici.

La precarietà economica correlata alla situazione occupazionale è un dato degno di considerazione, anche in prospettiva per il percorso di uscita dalla violenza.

La violenza nel nucleo familiare è quasi sempre psicologica (95%), con alta percentuale di violenza fisica (52%), ed economica (57%); stalking e violenza/molestie sessuali sono presenti ma meno rappresentati (rispettivamente 38% e 28,6%).

In quasi tutti i nuclei familiari i figli, ove presenti, assistono alla violenza o al maltrattamento o vengono in contatto in modo più o meno diretto con la dimensione di sofferenza e disagio (93,5% dei casi), soprattutto se minori d’età.

Nel 81,8% dei casi l’aggressore/maltrattante è il partner o l’ex partner, in condizione di coniugio nel 57% dei casi; nelle altre situazioni e soprattutto per le donne ancora nubili si tratta di parenti prossimi (genitori e altri familiari).

L’età dei responsabili delle violenze è mediamente più alta, attestandosi al 61% nella fascia d’età tra i 40 e i 60 anni; la condizione occupazionale è leggermente più stabile (47,6%), in presenza comunque di un’alta percentuale di disoccupazione o precarietà lavorativa; il livello culturale e di istruzione risulta simile a quello delle vittime.

L’accesso al CAV nella totalità dei casi è motivato dalla necessità di ottenere informazioni ed ascolto, nel 52,4% delle volte è richiesta anche la consulenza legale e/o psicologica, che sfocia in un percorso di sostegno a medio-lungo termine nel 43% delle situazioni: ad essere maggiormente utilizzato è il supporto psicologico, giacché in alcuni casi le donne giungono al Servizio già con il contatto di un proprio legale di riferimento. Raramente c’è stata necessità di attivare la rete per la collocazione in struttura protetta.

Tutto ciò va correlato al fatto che spesso le donne decidono di intraprendere il percorso senza allontanarsi dal nucleo familiare o perché scelgono di farsi supportare dalla rete parentale, rientrando spesso presso la famiglia di origine.  

Redazione Salerno