Di Andrea Fantucchio
Per la giornata mondiale contro il cancro Ottopagine intervista Cesare Gridelli. Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia dell'Azienda Ospedaliera 'Moscati' di Avellino. Premiato nel 2013 dall'indagine di Expertscape, associazione californiana di Palo Alto, come miglior oncologo al mondo. Gridelli è autore di tanti best-seller sulla lotta alla malattia, l'ultimo “In cucina contro il cancro”.
Dottore Gridelli, partiamo dall'alimentazione. Ci elenchi i rischi più gravi legati alla tavola. E ci fornisca un modello di alimentazione efficace per prevenire tumore e cancro.
«Oltre al fumo (responsabile del 30percento dei morti per cancro, 80percento dei morti per tumore del polmone), l'altra causa principale di cancri e tumori è un'alimentazione scorretta. Ricca di grassi animali contenuti in carni rosse e insaccati, povera di fibre e quindi di frutta e verdura. Dovremmo mangiare circa 200gr di carne rossa in settimana. Gli italiani in media ne mangiano 200gr al giorno. Ci vorrebbero almeno 30 gr di fibre, pari a mezzo chilo di frutta e verdura al giorno. Ci vuole più olio extravergine d'oliva, meno sale e alcolici. Legumi e cereali in giusta quantità».
Dieta vegana, mediterranea e vegetariana: quale la migliore per prevenire il cancro e perché?
«Le diete mediterranea, vegetariana e vegana contrastano tutte e tre le malattie cardiovascolari e i tumori. La dieta mediterranea riduce del 25percento il rischio di morte rispetto a un'alimentazione scorretta a base di carni rosse. Non sono invece dimostrati scientificamente i vantaggi della dieta vegetariana e vegana rispetto a quella mediterranea».
Cancri e tumori: quali i più diffusi in Campania?
«In Regione i così detti “big killer” sono il cancro al polmone, al seno e al colon retto. Il tumore alla prostata è molto diffuso, ma causa un minor numero di morti».
Sullo sviluppo di cancri e tumori incide maggiormente la predisposizione genetica o il cattivo stile di vita?
«Il 20per cento di tumori è causato da una predisposizione genetica. Ad Avellino abbiamo uno dei pochi ambulatori eredo-familiari (tumori causati prevalentemente da cause genetiche) del sud Italia. Ci lavorano genetisti, oncologi e psicologi. Facciamo in sede anche i test genetici per controllare la predisposizione del soggetto. E anche lì abbiamo salvato tante vite. Ma lo Stato deve investire di più anche in questo settore».
A proposito di soldi spesi: i costi per i farmaci anti-tumorali restano elevatissimi. Perché e come si potrebbe intervenire secondo lei?
«La ricerca ha costi elevatissimi. Pensi che su mille farmaci che sembrano andare bene, poi dopo la fase di sperimentazione finale, solo uno ne va in commercio. E quel farmaco deve ammortizzare i costi di tutta la ricerca. Siccome questi costi sono altissimi, i governi si sono tirati indietro. E hanno lasciato campo libero ai privati. Case farmaceutiche e imprenditori che inevitabilmente lucrano sui prodotti. I governi dovrebbero investire di più nella prevenzione perché non riescono a sostenere i costi della terapia. Avremmo più risparmio e salveremmo molte vite. Io dico sempre che spendiamo tantissimo per curare e quasi niente per prevenire».
Parliamo di prevenzione in Campania. A che punto è? Cosa funziona e cosa invece no?
«Gli screening (test) regionali prevedono analisi legate al colon retto, alla mammella e la radice-uterina. Percorsi realizzati dall'Asl. Testi di sangue nelle feci e poi eventualmente la colon-scopia. Alla quale segue l'eventuale individuazione del tumore. Per la mammella dai 50 ai 69 anni c'è la mammografia. Ora è partita ufficialmente la rete oncologica regionale».
In cosa consiste?
«Per la prima volta c'è cooperazione fra Asl e territori. Stiamo organizzando i gruppi multi-disciplinari. Oggi, il paziente affetto da patologia, deve essere visitato da un team multi-disciplinare. Oncologo, psicologo, ematologo e altri specialisti. Il Moscati è stato individuato come Corp (Centro oncologico di riferimento specialistico). Rappresenta il presidio centrale per l'oncologia. Stiamo realizzando i primi contatti fra tecnici. Poi dovranno subentrare le aziende, ossia Asl e ospedale. Dopo lo screening e l'individuazione del tumore, si attuerà un protocollo prestabilito e definito. Il paziente passerà all'approfondimento diagnostico e poi al protocollo di cura per tumore».
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