A sei anni dalla morte di Nicola Acampora, l'operaio edile di 41 anni di Agerola, precipitato da un costone roccioso Ravello il 28 ottobre 2010, è arrivata ieri la sentenza di primo grado. Condannato a 2 anni e sei mesi il caposquadra Giuseppe Greco, 2 anni e otto mesi il datore di lavoro, Gerardo Gaeta ed un anno e sei mesi l' ingegnere del Genio Civile, Antonio Sansone.
L' accusa mossa era di omicidio colposo per mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Nicola Acampora cadde da un'altezza di 50 metri, precipitando da una parete sulla quale stava eseguendo lavori di disboscamento e posa di rete metalliche e di protezione. Da subito i sindacati si interessarono della vicenda. Per la Fillea Cgil Salerno era “inverosimile che un lavoro ad alto rischio, per il quale occorreva rispettare rigide norme sulla sicurezza, venisse effettuato in assenza delle più elementari misure di protezione.
Va sottolineato che le lungaggini processuali non sono giustificabili, si sono prolungate più del dovuto ed hanno fatto registrare colpevoli prescrizioni e l’avvicendarsi di diversi Giudici. Esprimiamo, pertanto, moderata soddisfazione restando nella convinzione che tali reati debbano essere considerati e valutati alla stregua di “omicidi sul Lavoro”, così come recentemente è stato derubricato nel caso degli incidenti automobilistici - continuano in una nota i sindacati -.
Ci siamo costituiti Parte Civile e continueremo a seguire con attenzione l’evoluzione del processo e continueremo a stare vicini al dolore della moglie e dei figli del povero Nicola, che nessuna sentenza e nessun risarcimento lo potrà riportare in vita. E’ esemplare la dignità con la quale la famiglia sta seguendo il processo, riponendo fiducia nella Giustizia, anche se in questi anni nessuna parola di “pentimento” e “solidarietà” sono state indirizzate, né alla moglie né ai figli, dalle Parti in causa, che hanno invece adottato un atteggiamento di indifferenza ed omertà, disertando sistematicamente le Udienze”. A precisarlo il segretario della Fillea Salerno, Luigi Adinolfi.
Redazione Salerno