Valva

Sarebbero morte quasi tutte sul colpo le 29 persone rimaste sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio scorso. Le prime indiscrezioni filtrano da ambienti giudiziari. Chi non è morto subito non è sopravvissuto in quelle condizioni per lungo tempo. Tutti quelli che si trovavano nella hall, vicino al bar e nelle cucine non sono scampati alla furia della slavina.

Tra la hall, il bar e le cucine si sono contate 27 vittime: il maggior numero di vittime, 17, è stato trovato a ridosso della hall, il posto che sembrava il più sicuro dopo le scosse di terremoto della mattina. Le ultime due vittime erano nella sala del camino, la stessa nella quale sono state trovate vive altre 4 persone, salvate la mattina del 21 gennaio. Intanto i medici legali hanno 60 giorni di tempo per consegnare i risultati delle autopsie, ma sarebbe già evidente che i decessi sono giunti quasi tutti in breve tempo.

Traumi, asfissia, schiacciamento, concause che hanno prima tramortito, facendo perdere conoscenza e poi ucciso, le vittime rapidamente. Continuano serrati gli interrogatori per individuare omissioni e responsabilità di questa terribile tragedia. Una prima tornata di audizioni c’è stata lunedì per il sindaco di Farindola ed alcuni dirigenti del Comune e in seguito di alcuni funzionari regionali. Importante anche la testimonianza di Francesca Bronzi, che sotto le macerie dell’Hotel ha perso il fidanzato, Stefano Feniello.

Vuole chiarezza il padre di Stefano, il 28enne originario di Valva. L’ha chiesta a gran voce lanciando accuse a chi ha permesso che un disastro del genere accadesse. Saranno proprio le autopsie a spiegare ora tante cose. Gabriele D’Angelo e Alessandro Giancaterino, cameriere e maître dell’hotel, sarebbero morti esclusivamente per assideramento. Lo ha riferito il medico legale di parte Domenico Angelucci di Chieti. Servirà però forse più tempo per concludere gli accertamenti visto che i corpi, secondo quanto hanno riferito anche i soccorritori, sono stati trovati quasi tutti con danni evidenti, colpiti, trascinati dalla valanga e dai detriti in modo violento «con una forza inaudita», quella di 120mila tonnellate di neve.

Sara Botte