di Luciano Trapanese

Imbracciate i fucili, caricate le doppiette. Pronti, mirate, fuoco. Giovedì si vota il piano per l'abbattimento dei lupi su Alpi e Appennini. Il piano è stato paventato dal ministero dell'Ambiente. L'obiettivo ufficiale: la ricerca di un equilibrio tra la specie selvatica e l'attività umana. In realtà le cose potrebbero andare diversamente.

L'equilibrio diventerebbe massacro. E dopo 50 anni di immani sforzi per salvaguardare e proteggere dall'estinzione uno degli animali simbolo della Penisola, si darebbe il via a uno sterminio. Promosso dallo Stato e indiscriminato.

Ne abbiamo già parlato nei giorni scorsi. Alla vigilia del voto che è stato poi rinviato al 2 febbraio.

Contro si sono schierate tutte le associazioni ambientaliste. Una dura presa di posizione è arrivata anche da Stefano Spinetti, presidente nazionale delle Guide ambientali escursionistiche italiane (Aigae).

«E’ vero che la ricolonizzazione di aree rurali da parte del lupo può costituire un problema per gli allevatori e i cacciatori, ma l’Aigae è comunque fortemente contraria – ha dichiarato Spinetti - alla concessione di deroghe alle norme che proteggono la specie per la sua conservazione di lungo periodo. Sebbene la popolazione nazionale del lupo possa essere in rapida ripresa, non esistono ancora dati scientificamente robusti sulla distribuzione e abbondanza del carnivoro in Italia che attestino il raggiungimento di una sua condizione sicuramente favorevole nel lungo periodo. Nel Piano di Conservazione e Gestione Lupo del Ministero dell’Ambiente, che come ultima delle 22 azioni , prevederebbe l’abbattimento, si parla di due popolazioni arbitrariamente distinte, Alpina ed Appenninica, solo ai fini gestionali e, grazie ad un monitoraggio svolto secondo un protocollo condiviso dagli esperti, solo recentemente è stato confermato che sulle Alpi il lupo è ancora lungi da essere fuori pericolo. Ciò è dovuto anche al pesante impatto del bracconaggio e di altre cause di morte come le collisioni con autoveicoli».

«Concedere alle Regioni la possibilità di abbattere alcuni esemplari, anche se a certe condizioni, al solo scopo di assecondare le istanze di una parte del mondo agricolo e venatorio, non solo è inaccettabile da un punto di vista di conservazione della specie ma è pericoloso anche per l’economia degli allevatori - ha continuato Spinetti - e per il contrasto al bracconaggio. Anche gli zoologi parlano di intervento senza fondamento scientifico ma, forse, socialmente utile. Infatti, diversi recenti studi internazionali, condotti in aree dove il lupo è cacciato, confermano che uccidere degli esemplari può comportare per i sopravvissuti, oltre alla destrutturazione del branco a cui appartengono, anche la perdita della capacità di predare in gruppo la fauna selvatica, specie il cinghiale, con conseguente rischio di aumento degli attacchi alla fauna domestica. E’ invece indispensabile incrementare e migliorare l’attività di comunicazione sul lupo rivolta all’opinione pubblica in generale e alle comunità rurali interessate, per accrescere il grado di conoscenza e ridurre la circolazione dei tanti luoghi comuni e falsità sulla specie, che spesso godono della eco di qualche media”».

Ma cosa si propone per evitare il massacro e favorire la coesistenza con il lupo sulle nostre montagne?

«Una coesistenza è possibile – spiega Spinetti - con i metodi ampiamente sperimentati, efficaci e che escludono l’uccisione. Metodi accessibili anche grazie ai fondi messi a disposizione dalla Ue per l’agricoltura, come: la sorveglianza del pascolo, la presenza di buoni cani da guardiania di razza pastore abruzzese -maremmano, le recinzioni fisse e mobili elettrificate. Nella stragrande maggioranza la combinazione di questi strumenti possono ridurre notevolmente il rischio. E’ di fondamentale importanza però che queste soluzioni siano messe in campo in modo tecnicamente corretto e ben gestite, per essere efficaci. Dunque ricorrendo anche al supporto di specialisti biologi, naturalisti o agronomo-forestali».

«Molto importanti – conclude Spinetti - sono anche il miglioramento della gestione dell’indennizzo del danno, la lotta al randagismo e vagantismo canino che provoca forti danni, anche all’interno delle aree protette, alla zootecnia, alla fauna selvatica e allo stesso lupo, minacciato sia dalla perdita di identità genetica per incrocio con il cane domestico, sia dalle malattie come il cimurro canino».

Il fronte contro la caccia al lupo si allarga. Anche se i media stanno prestando davvero scarsa attenzione sul rischio che venga attivata in Italia la strage sistematica di un animale che resta ancora in via d'estinzione. Un silenzio incomprensibile.

Salviamo il lupo.