dal Coordinamento circoli della Valle del Sabato di Sinistra Italiana, riceviamo e pubblichiamo.
La Regione Campania ha individuato 25 siti di compostaggio per il trattamento della frazione umida dei rifiuti e tra questi, al momento, dopo la dichiarazione di disponibilità delle stesse Amministrazioni comunali, in Irpinia risultano essere i soli comuni di Chianche e Conza della Campania, tanto che già nelle prossime settimane inizieranno gli incontri di preparazione dei relativi bandi di gara con gli stessi enti locali. La struttura in questione è comunemente nota come biodigestore anaerobico e/o di compost aerobico capace, cioè, di trasformare, a seconda dei sistemi utilizzati, gli scarti alimentari e altri rifiuti organici in energia pulita e fa parte da qualche decennio a pieno titolo della filiera impiantistica del trattamento dei rifiuti. Nel caso di Chianche la localizzazione dovrebbe essere quella dell’area del Piano Insediamenti Produttivi (mai entrato in funzione) adiacente alla linea ferroviaria Avellino-Benevento e al fiume Sabato e dovrebbe trattare “solo” 30 tonnellate giornaliere di rifiuto organico, previsione funzionale al piano tecnico impiantistico ma non alla situazione di emergenza continua in cui versa questa provincia che vede operativo solo un impianto simile a Teora .
Seri studi scientifici in materia hanno dimostrato che la frazione organica a tutti gli effetti è un rifiuto solido urbano e che, al di là della facile narrazione sulla sua innocuità che si sta propinando anche con una certa leggerezza in questi giorni, sia il compostaggio che la digestione anaerobica possono presentare criticità ambientali e sanitarie variamente legate alla qualità del materiale in ingresso che, qualora non adeguata, in particolare per la presenza di elevate concentrazioni di metalli pesanti e composti organici tossici, può produrre contaminazione del suolo e della catena alimentare ed emissioni inquinanti in atmosfera.
Il sistema della richiesta di disponibilità compensata da ricadute di ordine economico per il comune ospitante, utilizzato dalla Regione Campania per evitare il riproporsi di antiche tensioni con la cittadinanza a seguito di una individuazione d’imperio dei siti, pone un problema di responsabilità sussidiaria territoriale al quale l’ente locale che decide di realizzare l’impianto di trattamento, al di là dell’aspetto strettamente normativo, è moralmente tenuto ad attenersi, tanto più se esso è legato al territorio da vincoli di specifica appartenenza.
Il Comune di Chianche, nell’operare questa scelta in assoluta autonomia, non ha tenuto conto che il suo territorio è parte integrante di una delle aree di alto pregio vitivinicolo internazionale quale quella dell’areale D.O.C.G. del “Greco di Tufo”, dove tra l’altro si è in procinto di creare le basi di una nuova vocazione enoturistica a partire dalla messa in funzione del monumentale complesso archeologico industriale delle miniere di zolfo “Di Marzo” di cui il comune stesso è comproprietario. Una scelta così delicata deve sempre essere legata alla salvaguardia di un principio importante che non può essere barattato con un manciata di assunzioni, considerato anche che dieci anni or sono lo stesso comune di Chianche chiese ed ottenne la partecipata solidarietà delle istituzioni e delle popolazioni limitrofe quando il suo territorio venne individuato come area di stoccaggio delle famigerate ecoballe .
Un comune integrato in ambiti territoriali più vasti ha il dovere di promuovere un confronto civile con le popolazioni, i rappresentanti istituzionali, gli attori della filiera enologica, gli esponenti del mondo ambientalista perché è inconcepibile la riproposizione di una miope cultura campanilistica. Per queste ragioni riteniamo che sia doveroso annullare tale assurda decisione e tentare di recuperare un confronto unitario per il bene comune della Valle del Sabato, a partire da quello con la Regione, per una chiara definizione di salvaguardia delle aree di coltura ad altro pregio nello stesso Piano di rifiuti della Campania.