di Luciano Trapanese

Politiche ambientaliste, green economy, riscaldamento globale, accordi di Parigi. Fate un fascio e buttate tutto nel camino.

Contrastare l'inquinamento non è più una priorità. E neppure i cambiamenti climatici.

E' il sito della Casa Bianca ad annunciare che si volta pagina. E' infatti sparita la sezione dedicata al Climate Change, sostituita da quella sul piano energetico nazionale. Che dice, tra l'altro: «Lo sfruttamento delle fonti energetiche tradizionali, incluso il carbone, permetterà di realizzare una indipendenza energetica completa dall'Opec e dai paesi ostili agli interessi americani».

Il resto è tutto un osanna agli idrocarburi.

Con buona pace di Obama e degli accordi internazionali.

Una scelta che non sorprende. Trump lo aveva detto più volte in campagna elettorale. E nel suo staff sono diversi i “negazionisti”, gli esperti che escludono la correlazione tra le attività dell'uomo e i cambiamenti climatici. Anzi, negano del tutto che nel clima siano in atto cambiamenti.

La questione è complessa e divide la comunità scientifica (il reale aumento della temperatura sarebbe inferiore al mezzo grado nell'ultimo secolo).

Ma se le questioni climatiche sono discutibili, non lo è l'inquinamento. Lì la questione è decisamente oggettiva. Come oggettive sono le responsabilità di un sistema energetico che si basa – in gran parte – sulla combustione di idrocarburi. L'auspicato ritorno al carbone potrebbe avere effetti ancora più gravi.

La nuova amministrazione Usa ha già deciso un taglio drastico ai fondi per le rinnovabili. Soprattutto il fotovoltaico, particolarmente favorito dalla politica energetica di Obama.

Un cambio di marcia drastico. Che spazza via decenni di scelte ecologiste.

Un po' paradossale. Soprattutto se si pensa che uno dei paesi più inquinati e inquinanti del mondo, la Cina, ha finalmente chiesto di imprimere una svolta decisa (ed è la prima volta), alle politiche per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera.

Ora, cosa farà l'Europa e di conseguenza l'Italia?

Si adeguerà alla scelta di Trump rinunciando a rincorrere il “sogno” di un pianeta alimentato da energie pulite o proseguirà sulla strada della graduale crescita della rinnovabili?

Sono decisioni fondamentali per il futuro. La svolta americana fa a pezzi gli accordi di Parigi. Facilita il compito dei paesi emergenti che non avevano nessuna intenzione di mettere a rischio la crescita del Pil in ossequio alla scelta ambientalista.

E' un passo indietro. Oltretutto in Italia la fascinazione petrolifera è sempre stata forte. Lo stesso Renzi non ne ha mai fatto mistero. L'avallo americano rinforza i trivellatori.

Con o senza cambiamenti climatici, il prepotente ritorno alle energie fossili e la rinuncia alle rinnovabili, rischia di imprimere una accelerazione irrimediabile all'inquinamento del pianeta.

Non c'è da stare allegri.