Valva

Troppa neve, poi il terremoto, questo il dramma dell’Hotel di Rigopiano, spazzato via da una valanga nella sera di mercoledì, mentre c’è chi dovrà fare i conti con ritardi nei soccorsi e responsabilità, sul posto si continua a scavare, 10 le persone in vita individuate sotto un solaio, tra il bar e la sala biliardo, 5 quelle estratte vive dai vigili del fuoco, tra queste 4 bambini e una donna, mentre cala il buio e si alza la nebbia salgono a 5 le vittime sottratte alle macerie e dai resti del resort, ai piedi del Gran Sasso, a Farindola, Pescara.

Un posto da sogno trasformatosi in un incubo di gelo e morte. Poi la speranza questa mattina quando sono stati individuati i primi superstiti, il primo ad essere salvato dalle macerie dell’Hotel è stato il piccolo Edoardo, era in vacanza con la famiglia, la conferma arriva dalla zia, in lacrime. Dopo di lui sono stati salvati Adriana Parete, la moglie del cuoco e il figlio della coppia, mentre la figlia risulta ancora dispersa. Si intrecciano così storie di famiglie da ricongiungere e che forse non potranno mai più riuscirci.

Ore di angoscia anche a Valva, il comune dell’Alto Sele che aspetta da ore una telefonata che dia speranza per le sorti di Stefano Feniello, originario del piccolo comune, disperso insieme alla fidanzata Francesca Bronzi. Valva confida nel miracolo, se lo auspica anche lo zio di Stefano, proprietario del Golden Bar, meta di pellegrinaggio per quanti cercano notizie sulle sorti del giovane. Zio Claudio riceve telefonate di solidarietà, resta con la tv sempre accesa, in attesa di una buona notizia “speriamo, speriamo”, questo continua a ripetere.

E’ in contatto con il fratello di Stefano, Andrea,  che lo informa sui controlli che si stanno effettuando sui superstiti estratti vivi. “Non ci sono novità, siamo tutti in attesa di avere notizie, si spera positive, ho portato la mia vicinanza al padre di Stefano Alessio che sta rientrando a casa, in attesa anche lui ” dirlo il sindaco di Valva, Vito Falcone, in costante contatto con la prefettura di Pescara e con i fratelli di Stefano. Una comunità stretta in ore di preghiera e speranza, mentre continua incessante il lavoro dei soccorritori e montano le proteste dei familiari dei dispersi “una vergogna 50 ore senza sapere”.

Sara Botte