Gli Appennini tremano ancora. Scosse a ripetizione, una dopo altra. E con una magnitudo alta, fino a 5,6 gradi. Scosse che si sono sentite fine a Napoli. E che ci hanno fatto ricordare di quel pezzo d'Italia disintegrato dalle scosse, sepolto sotto un metro e mezzo di neve e ora di nuovo costretto a fare i conti con il terremoto.
Tre scosse. Alle 10,24, alle 11,14 e alle 11,25. Avvertite in tutto il centro Italia. Dalla Campania a Firenze.
L'epicentro è sempre lì, a due passi da Amatrice, dove sono crollati i resti del campanile di Sant'Agostino.
La situazione è drammatica. E non solo nelle zone già colpite dal sisma. Il sindaco di Ascoli ha lanciato un Sos: «Stiamo cercando di sfondare il muro di neve».
Nel frattempo, in quelle aree, la ricostruzione non è neppure partita. L'emergenza è totale.
In molti lo avevano detto: fate presto, in quelle zone l'inverno è gelido. Avevano ragione. Ma non avevano fatto i conti con un terremoto che non accenna a finire.
Non è possibile fare una stima anche approssimativa dei danni di queste ultime tre scosse. Molti comuni non sono raggiungibili. Quella parte del Paese è stata la più flagellata dalle bufere di neve di queste settimane. In molti comuni la coltre nevosa ha abbondantemente superato il metro e mezzo. Precipitazioni che hanno causato anche lunghi black out alla corrente elettrica.
Per precauzione a Roma sono stati evacuate scuole e metro. Una misura eccezionale che da' anche il senso di quanto le scosse siano state avvertite nella Capitale.