“Marco Colarusso è stato squalificato per otto giornate per avere, al termine della gara, tentato di attingere l’Arbitro con uno sputo, rivolgendogli espressioni gravemente offensive. All’esito della condotta tentava invano di sottrarsi alla propria identificazione”.
Questo recitava il comunicato del 7 gennaio e da quella giornata l'atleta è uscito fuori dai radar sanniti. Non che abbia avuto molto spazio prima, qualche spezzone di gara, in fondo. Ed è questo che risulta strano in considerazione del fatto che si tratta di uno di quelli che è sempre stato presente nelle scorse stagioni e sui quali si poteva pensare di fondare la formazione in questa stagione per le sue qualità e per la giovane età. Niente di tutto ciò.
Un campionato che poteva rappresentare quello della consacrazione, forse della definitiva esplosione nel mondo del calcio. E invece, il rapporto tra le parti è diventato di inversa proporzionalità. All'aumentare del peso del progetto Torrecuso è diminuito il coinvolgimento del giocatore che non ha avuto le chance sperate.
Queste otto giornate di squalifica sono arrivate come una sentenza, forse dettate anche dal nervosismo di un atleta che avrebbe voluto ricavarsi il suo spazio e non ci è riuscito. Non va giustificato, siamo alle soglie del professionismo ma gli atleti devono comportarsi da professionisti. Però, data anche la giovane età, si può anche comprendere.
Ciò che conta di più è ritrovare la strada giusta per cercare di ritornare nel calcio che conta e farsi notare per le proprie qualità, che non sono poche.
di Fabio Tarallo