Lioni

Il “Forum dei Giovani” di Lioni presenta “Fiori nel deserto. 50 racconti (e 1 poesia) di giovani irpini in cerca di futuro” (Delta 3 edizioni), a cura di Paolo Saggese, Emilio Del Sordo, Rossella Della Vecchia, Martina Matteis Gemma Pizza, prefazione di Toni Ricciardi, con i saluti di Alfredo Panetta, Coordinatore “Forum dei giovani”, Yuri Gioino, sindaco di Lioni, Iolanda Dello Buono, Presidente associazione “Giovanirpinia”, modera Mimma Gallo, assessore alle politiche sociali e giovanili. Intervengono Ilaria Salzarulo, coautrice del libro, Paolo Saggese, curatore del libro. Conclusioni affidate a  Rosetta D’Amelio, Presidente del Consiglio Regionale. Letture a cura di Maria Barbone, Emilio Del Sordo, Piera Iuliano, Giovanni Viscardi. L'appuntamento a Lioni, nella Sala Consiliare sabato 21 gennaio 2017, ore 17.00.

Ecco i nomi degli altri autori: oltre a Paolo Saggese, che è il curatore. Prefazione di Toni Ricciardi, saggi di Giuseppe Iuliano e Alfonso Attilio Faia. Si tratta di 50 racconti brevi scritti dai nostri giovani, ovvero Giovanni Moriello, Domenico Abbondandolo, Maria Laura Amendola, Alba Angelucci, Agostino Arciuolo, Alessandro Argemandy Naghad, Alessandro Barbone, Maria Barbone, Luigi Capone, Francesco Celli, Tanja Contino, Enrico Coscia, Silvia Dell'Angelo, Maria Milena Della Vecchia, Rossella Della Vecchia, Iolanda Dello Buono, Emilio Del Sordo, Mirko Di Benedetto, Alejandro Di Giovanni, Pasqualina Di Giuseppe, Giovanna Di Paola, Cinzia Faija, Piera Fiore, Denise Fiorillo, Gerardo Iandoli, Amato Michele Iuliano, Piera Iuliano, Valeria La Sala, Jolanda Laucella, Eugenio Liloia, Antonio Lodise, Pio Luciano Losco, Letizia Malanga, Martina Matteis, Paolo Matteis, Samantha Mongiello, Chiara Moscariello, Valentina Natale, Emanuela Natalino, Angelo Palatano, Graziana Palermo, Michele Pilla, Gemma Pizza, Ilaria Salzarulo, Rossana Tobia, Lucilla Troiano, Giovanni Viscardi, Carla Ziviello. Copertina di Gabriele Boenzi. Un grazie all’editore Silvio Salicandro.

La Premessa al libro di Paolo Saggese:

Questi uomini che ridevano allegramente facevano la calca attorno a me e mi accarezzavano; mi presero con loro e ognuno voleva tranquillizzarmi. Oh, non mi facevano nessuna domanda, ma era come se sapessero già tutto, almeno io ebbi questa impressione, e volevano scacciare il più velocemente possibile ogni traccia di sofferenza dal mio volto.

[F. Dostoevskij, Il sogno di un uomo ridicolo, a cura di Mauro Martini, Luisa De Nardis e PierLuigi Zoccatelli, Edizioni integrali, Newton Compton Edizioni]

Non so se si tratta di un atto dovuto oppure di un gesto d’amore oppure ancora di un messaggio di speranza. Si tratta, probabilmente, di tutto questo insieme. Questo libro nasce da tutte queste ragioni, che ho maturato nel corso degli anni, da quando, ormai più di quattro lustri fa, per una serie di interconnessioni della Týche (della sorte), da giovane intellettuale deraciné ho fatto ritorno in Irpinia e ho avuto la ventura di intraprendere una carriera di docente nei Licei della provincia di Avellino.

Non ho scelto di fare il prof. per vocazione, lo chiarisco da subito. Fu per un tiro mancino del Caso. Mi ritrovai all’improvviso ad insegnare dopo una notte di viaggio, che mi condusse da Firenze direttamente ad Ariano Irpino. Non dormii per tutta la notte, appena arrivai a casa, una doccia e poi a scuola, Liceo classico “Pietro Paolo Parzanese”. Da allora, non ho più smesso, ho rinunciato ad un post dottorato presso l’Università di Firenze e ho peregrinato per alcuni anni tra i Licei di Ariano, Lacedonia, Mirabella Eclano, per approdare definitivamente a Nusco, dopo essere passato per il Liceo “Pietro Colletta” di Avellino.

Non l’ho scelto per vocazione questo lavoro, ma quando ho incontrato i miei alunni, questi furono la prima ragione che mi indusse a restare in Irpinia, accanto ad altre, cui accenno fugacemente: il fastidio per un mondo universitario gretto e cinico, fondato su inutili tecnicismi e su una competitività disumanizzante, il mio impegno politico, che ha segnato dieci anni della mia vita e tutt’ora riaffiora, il dovere di restare. Ma non meno mi attraeva il rapporto con i miei alunni, la spontaneità, l’affetto, la gioia di vivere, che gli adolescenti, se ben guidati, se vedono negli adulti delle persone vere, sanno trasmettere così da riempire di gioia i cuori.

Nel corso di questi decenni ho incontrato tantissimi giovani, molti sono stati miei alunni, altri li ho conosciuti per varie ragioni. Ad ogni fine di ciclo scolastico li ho visti partire, prima soprattutto per Napoli o Salerno, poi per mete universitarie sempre più lontane. E quasi mai li rivedevo tornare, partivano senza mai trovare la strada di casa non per loro volontà, ma spesso per assenza di possibilità di ritornare in Irpinia.

Avevo sempre in mente di affrontare questa diaspora, questa erranza dei giovani irpini, meridionali, italiani, che sono dispersi ai quattro venti come già tante volte nel corso degli ultimi centocinquant’anni. Avevo scritto una “Lettera ai giovani irpini” nel 2010, che ho poi edito nel mio Crescita zero. L’Italia del Terzo Millennio vista da una provincia del Sud (Delta 3 edizioni, 2011), già incentrata su queste tematiche, e che riprenderò in parte qui nel Capitolo I.

Questa volta, tuttavia, ho avuto l’intuizione di dare la parola agli stessi miei giovani, molti miei alunni o di mia moglie, o ragazzi, che ho conosciuto nel mio incessante peregrinare per i borghi d’Irpinia a seminare provocazioni, discussioni, passione, dubbi … Ho raccolto così 50 racconti (e 1 poesia) di 21 ragazzi e 30 ragazze, quasi tutti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, vissuti sino al diploma superiore in Alta Irpinia o nei paesi confinanti ovvero ad Andretta, Bagnoli Irpino, Caposele, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Cassano Irpino, Conza della Campania, Guardia Lombardi, Lioni, Nusco, Montaguto, Montella, Montemarano, Sant’Andrea di Conza, Torella dei Lombardi, Vallata, Villamaina, oltre che ad Avellino. Rappresentano alcuni dei paesi che più di altri o come gli altri stanno subendo il fenomeno della desertificazione. Comunque, probabilmente rappresentano un quadro significativo della situazione giovanile non solo irpina, ma anche meridionale e appenninica dell’intera Nazione.

Mi sono detto, perciò, che era giusto ascoltare la loro voce, ascoltare che cosa hanno da dire. Il progetto è andato anche oltre, con la fondazione dell’Associazione “GiovanIrpinia”, che ha l’ambizione di porre al centro dell’agenda politica irpina, campana e nazionale la “questione giovanile”.

Ma vi invito soprattutto a leggere i racconti dei nostri ragazzi, che spesso con poesia, con rabbia, con desolante bellezza, con speranza o disillusione, parlano dell’Irpinia, del Sud, dell’Italia. Non è, il loro, solo un atto d’accusa, è soprattutto una volontà di speranza. Spetta ai “padri”, che hanno tante “colpe”, di riscattarsi, davvero.

Redazione Av