La Guardia di Finanza è stata a Palazzo di Città e all’ufficio Ambiente di via Irno, motivo del blitz l’impianto di compostaggio e i rapporti del Comune con la Daneco, l’impresa che ha costruito e poi gestito l’impianto.
Sequestrate dalle Fiamme Gialle numerosissime carte relative al progetto originario ai documenti preparati per la stesura dei bandi di gestione, fino alla revoca dell’appalto alla ditta, a darne notizia il quotidiano La Città.
Il sito di Salerno continua dunque ad interessare gli inquirenti che vogliono chiarezza sulla vicenda che ha iniziato ad interessare la magistratura diversi mesi fa quando al tavolo del Comune di Salerno arrivò la relazione dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) con cui si mettevano in luce diverse criticità relativamente all’impianto, tali da ipotizzare danni erariali e reati ambientali.
Nel documento si evidenziava che il rifiuto smaltito era da considerarsi indifferenziato e non Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani), questo comportava che “il Comune di Salerno sopporta elevati costi di gestione imputabili allo smaltimento dei cosiddetti sovvalli e percolati, ovvero dei residui di lavorazione; tali costi sono aggiuntivi rispetto a quelli di una gestione ordinaria e pertanto non andrebbero computati”. Si invitava in seguito ad un controllo in merito al lavoro svolto da Salerno Pulita, ad una verifica sui compensi dei componenti la commissione di collaudo.
La Regione Campania lo scorso 3 ottobre revocò l’Aia (autorizzazione di impatto ambientale) alla Daneco ed infine agli inizi di novembre intervenne direttamente il Comune che decise di revocare l’appalto a causa di una serie di inadempimenti rilevati in una serie di sopralluoghi fatti dagli stessi tecnici del Comune e che causavano delle gravi carenze all’interno dell’impianto.
Redazione Salerno