di Luciano Trapanese

Se non siamo ai pesci in faccia poco ci manca. Tra Saviano e il sindaco de Magistris lo scontro è feroce. Sullo sfondo la questione è sempre la stessa: Napoli. Per il primo «non è cambiata. Illudersi di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste di piazza è da ingenui. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore diventa connivenza». Si riferisce – è chiaro – al sindaco e al suo ottimismo.

L'attacco è feroce. La risposta durissima. «Sembra quasi che tu – dichiara de Magistris - non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime,. Ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra».

In realtà il primo cittadino di Napoli è proprio questo che imputa all'autore di Gomorra. E lo conferma in una frase del lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook: «E allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai creando un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza».

Un affondo violentissimo. Ma violentissime erano state anche le parole dello scrittore, pronunciate in una intervista a Repubblica: «De Magistris è la sintesi dei deliri che sento arrivare da alcuni ambienti della città. Questa isteria sul turismo come panacea di tutti i mali mi ricorda vecchi discorsi del centrodestra, che pensava di risolvere così il disagio di una metropoli come Napoli. Ora anche la sinistra napoletana più radical si lascia andare a discorsi neoborbonici ed è pronta a confluire nel partito personale di de Magistris. E il sindaco, che ha messo in cantiere una candidatura nazionale appena ha sentito parlare di proporzionale, si lascia andare a questo ritorno al passato. Parla come se fosse all'opposizione, invece è al potere. Le bellezze della città sono merito suo, il potere criminale, disoccupazione, controllo del territorio sono demeriti dello Stato. Se non è populismo questo...».

La verità è nel mezzo, come accade spesso. Saviano e de Magistris raccontano aspetti opposti di Napoli. Il primo dà rilievo agli scenari gomorreschi, alla metropoli senza speranza, a un Sud disperato, piegato ai poteri del crimine organizzato e alla politica cialtrona o connivente. Una fotografia parziale, ma vera.

Il sindaco ha uno sguardo positivo. La sua Napoli è quella piena di turisti, di associazioni, di arte, di cultura, che prova a rialzare la testa e a recidere definitivamente i legami con il “sistema” del malaffare.

Anche questa, una fotografia parziale. Ma vera.

I due fanno il loro mestiere. E proprio per questo danno credito a narrazioni profondamente contrapposte della stessa realtà.

Ci sembra comunque che guardare a Napoli e a tutto il Sud solo con i paraocchi del crimine organizzato – e con tutto quelle che ne consegue -, sia davvero riduttivo. Napoli e il Meridione non possono essere letti sempre e soltanto con lo sguardo di Gomorra. E' una distorsione eccessiva, una generalizzazione ingiusta, ingiustificabile, faziosa. Una condanna a morte senza appello.

Eppure è evidente che il sud sia anche altro. E che possa crescere a prescindere delle infiltrazioni della malavita, dei politici corrotti e il clientelismo. La Campania non è Scampia o Secondigliano. Basterebbe farsi un giro, guardare oltre. E scoprire realtà che nulla hanno a che fare con Gomorra.

Non sappiamo se questa visione ristretta sia questione di brand, di marketing e – quindi – di soldi, come sostiene de Magistris. Preferiamo non crederci.

Mettere invece insieme la Napoli di Saviano e quella del sindaco. Inserirle in una sola narrazione, renderebbe giustizia alla verità. E darebbe aria e speranza a un Sud che ne ha bisogno. Che deve avere la forza e il coraggio di guardare avanti. Non con le illusioni – quella sul turismo lo è -, ma con l'ambizione di costruire il suo futuro, pezzo dopo pezzo. Non nascondendo i problemi (l'errore di de Magistris), ma affrontandoli. Con coraggio.